Un nuovo studio condotto da ricercatori canadesi del Royal Ontario Museum (ROM) in collaborazione con i colleghi dell’Università di Toronto, è riuscito a documentare il curioso comportamento dei cuccioli di Smilodonte (Smilodon fatalis), conosciuto anche come ‘tigre dai denti a sciabola’, l’enorme predatore dall’aspetto tanto inquietante, diffuso sul continente americano tra il Miocene e il Pleistocene (da 2,5 milioni a 10mila anni fa).
A differenza, infatti, degli attuali felini, gli enormi tigrotti amavano rimanere molto più a lungo ‘in famiglia’, a contatto con le proprie madri.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati il 7 gennaio scorso sulla rivista Science.
Il nome di Smilodonte è legato al suo tratto distintivo, gli enormi canini superiori, molto simili a zanne, che ne accentuavano l’aspetto ‘feroce’.
Questo grande felino, che poteva raggiungere i 3 metri di lunghezza e i 200-300 Kg di peso, non aveva però – come si potrebbe pensare, considerate le dimensioni dei denti – un morso molto efficace. Anzi, le dimensioni dei canini, più che essere di aiuto, dovevano costituire probabilmente un ostacolo.
Nel tempo è stato dimostrato che i suoi metodi predatori consistevano essenzialmente nel rincorrere la preda, immobilizzarla con le zampe e provocarne la morte per dissanguamento.
Sui metodi di caccia persistevano però degli interrogativi, tra gli studiosi.
Lo Smilodon era un cacciatore solitario, come le altre tigri in genere, o si muoveva in branchi?
Ora, il team canadese è riuscito a documentare che un gruppo di tigri dai denti a sciabola, i cui resti sono stati rinvenuti in Ecuador, mostrava un dettaglio davvero singolare.
Studiando i fossili, raccolti per il ROM negli anni ’60, gli scienziati sono stati in grado di accertare che, mentre tutte le altre tigri dell’Era glaciale crescevano rapidamente, acquistando la propria indipendenza in breve tempo, i piccoli dello Smilodon rimanevano con la madre fino all’età adulta; un tempo più lungo per rendersi indipendenti, rispetto agli altri grandi grandi felini.
Un comportamento insolito, che non è stato riscontrato in altre specie!
“Questo studio è iniziato con una semplice descrizione di fossili inediti” dichiara Ashley Reynolds, ricercatrice a guida dei lavori, mentre si perfezionava in Ecologia e biologia evolutiva all’Università di Toronto. “Ma quando abbiamo notato che le due mascelle inferiori su cui stavamo lavorando condividevano un tipo di dente presente solo in circa il cinque per cento della popolazione di Smilodon fatalis, abbiamo realizzato che lo studio stava prendendo una piega particolare, mostrando abitudini inaspettate”.
Incoraggiati dalla scoperta, i ricercatori hanno scavato più a fondo, scoprendo infatti che forse si trovavano ad esaminare tre individui imparentati, un adulto e due felini adolescenti; e che gli individui più giovani avevano due anni al momento della morte; un’età in cui alcuni grandi felini viventi, come le tigri, sono solitamente già indipendenti.
Era logico supporre di essere di fronte ad una famiglia e concludere che questi grandi felini dovevano essere abituati a cacciare in gruppo, contrariamente alle altre tigri, use a condurre la loro caccia individualmente.
Per supportare questa conclusione, il team ha studiato la conservazione e la formazione del sito ecuadoregno, servendosi della tafonomia, vale a dire l’esame di documenti storici assieme alla raccolta di indizi sulle ossa fossili.
Storicamente, gli esemplari di Smilodon sono stati in gran parte raccolti in depositi di catrame, vere e proprie ‘trappole’ per predatori, come le famose ‘fosse di catrame di La Brea, a Los Angeles, California.
Ma il deposito ecuadoregno, formatosi su un’antica pianura costiera, era probabilmente derivato da un catastrofico evento di morte di massa. Questo poteva significare che, a differenza delle ‘trappole’, che inglobavano gradualmente i malcapitati animali, tutti i fossili del deposito erano morti praticamente allo stesso istante in seguito ad un violento evento di massa che forse aveva coinvolto un gruppo di felini durante una caccia.
Ora, considerando di trovarci davanti ad un’istantanea di un ecosistema fossile, si ritiene di poter anche affermare con una certa sicurezza che un giacimento come questo possa fornire nuove intuizioni sul comportamento delle specie estinte.
“La vita di questi predatori è stata misteriosa, anche perché la loro concentrazione nelle trappole di catrame non lascia molto spazio ad altre interpretazioni”, dice Kevin Seymour, paleontologo del ROM. “Questo strano accumulo di tigri in Ecuador si è formato in modo particolare e veloce, mettendo in evidenza due giovani esemplari che probabilmente vissero e morirono insieme e quindi possono essere considerati fratelli; una famiglia, in pratica!”.
Nel contempo, ci viene suggerito che lo Smilodon non doveva essere un cacciatore solitario.