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Riscaldamento globale può colpire popolazioni povere ma aiutare altre

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 22.05.2010

DesertificazioneL’impatto del riscaldamento globale sui prezzi del cibo e sul tasso di povertà possono variare in modo disgiunto nei prossimi 20 anni, in base ad uno studio della  Stanford University. I ricercatori fanno notare che le alte temperature che si prospettano possono ridurre la produzione di grano, riso e mais – la dieta base di decine di milioni di poveri che vivono con meno di un dollaro al giorno e la diminuzione dei raccolti porterebbe all’aumento del prezzo del cibo e all’aumento di poveri.

Ma se qualcuno verrà colpito dai cambiamenti, altri potrebbero beneficiarne e potrebbero addirittura uscire dalla condizione di povertà, dice David Lobell, esperto in problemi agroalimentari all’Università di Stanford.

“L’impatto della povertà dipende non solo dai prezzi del cibo, ma anche dal guadagno medio delle fascie povere di popolazione,” dice Lobell. “Molte proiezioni assumono che se il prezzo del cibo salirà, anche la povertà aumenterà in quanto più si è poveri, maggiore è la percentuale di guadagni necessaria alla nutrizione. Ma le cose fonzionano in modo abbastanza diverso. C’è molta gente che ha la propria fattoria, e beneficierà degli aumenti di prezzo del cibo, mentre chi lavora la terra ma non la possiede e gli abitanti delle città nelle regioni povere del pianeta risentiranno di questo fatto.”

Lobell e i suoi colleghi hanno recentemente condotto uno studio approfondito che mostra come differenti scenari di cambiamento climatico potrebbero influenzare i guadagni dei contadini nei Paesi in via di sviluppo. I risultati sono stati presentati il 20 febbraio 2010 durante l’incontro annuale della Associazione Americana per lo Sviluppo Scientifico a San Diego, California (American Association for the Advancement of Science).

Guadagni delle famiglie

Nello studio, Lobell e  Thomas Hertel, economista specializzato nell’agricoltura presso la Purdue University, si sono focalizzati su 15 Nazioni in via di sviluppo in Asia, Africa e America Latina. Hertel ha sviluppato un modello di commercio mondiale che traccia fedelmente il consumo e la produzione di riso, frumento e mais nazione per nazione. Il modello è stato usato per stabilire l’impatto dei cambiamenti climatici nei prossimi 20 anni sui prezzi e sulla povertà.

I ricercatori, grazie ad un range di  previsioni sui cambiamenti climatici, hanno delineato tre possibili scenari fino al 2030, “Bassa crescita” – i raccolti saranno nella parte bassa delle previsioni; “Crescita media” – la produzione sarà simile alle aspettative ; “Alta crescita” – La produzione sarà maggiore delle previsioni.

“Una delle limitazioni dei precedenti modelli era che non consideravano l’intero range di incertezza – che è la possibilità che le cose possano andare meglio o peggio di quanto ci aspettassimo,” dice Lobell. “Noi abbiamo fornito questi tre scenari di cambiamento per capire che impatto potrebbero avere sulla produttività agricola.

“Gli impatti di cui stiamo parlando sono principalmente dovuti all’aumento delle temperature, con conseguente disidratazione del terreno, rallentamento della crescita delle coltivazioni e spegnimento di processi biologici come la fotosintesi, da cui le piante dipendono”, aggiunge. ” Le piante in generale non amano il caldo, e le proiezioni da qui al 2030 indicano range di temperature non compatibili con abbondanti raccolti.”

Risultati

Lo studio rivela un mix sorprendente di vincitori e vinti in base alle diverse ipotesi formulate. Nel caso 2, in cui la produzione è simile alle previsioni, la temperatura aumenterebbe di 1 grado Celsius per il 2030. In questo caso i cambiamenti in termini di quantità di raccolti e, quindi, di prezzo, sono abbastanza limitati. Anche i tassi di povertà dovrebbero restare sostanzialmente simili ad oggi.

Ma nel caso 1, quindi di bassa crescita, la temperatura crescerà di 1.5 C e il modello prevede una caduta dal 10 al 20% della produttività agricola, che significa un aumento dal 10 al 60% del prezzo di riso, frumento e mais. Da qui seguirebbe l’aumento del 3% del tasso di povertà in 15 paesi.

Tuttavia, un’analisi delle nazioni prese singolarmente rivela una situazione più frastagliata. In 11 delle 15 nazioni le persone povere che però possiedono la terra su cui coltivano avrebbero dei benefici, secondo il modello. In Tailandia, per esempio, il tasso di povertà per le persone non appartenenti al settore agricolo aumenterebbe del 5%, mentre il tasso di disoccupazione nei contadini che lavorano in proprio scenderebbe del 30% – in parte perché al diminuire dell’offerta globale di cibo i prezzi aumenterebbero.

“Se i prezzi salgono e sei connesso ai mercati internazionali, puoi uscire da una condizione di povertà se le condizioni lo consentono,” spiega Lobell. “Ma ci sono molte nazioni, come il Bangladesh, in cui i poveri non possiedono la terra che coltivano. Le nazioni che hanno questa caratteristica sarebbero colpite molto duramente. Poi ci sono nazioni in zone semi aride – come Zambia, Mozambico and Malawi – dove anche se il prezzo crescesse molto vedrebbero la produzione crollare a causa dell’estrema scarsezza di risorse idriche.”

Nel caso di alta crescita, infine, in cui la temeratura globale crescrebbe solo di mezzo grado centigrado, la produttività aumenterebbe. Il risultante surplus agricolo porterebbe ad un calo del prezzo del 16%, che porterebbe ad un ulteriore impoverimento dei piccoli produttori agricoli. In Tailandia la povertà dei contadini che possiedono le loro terre aumenterebbe del 60%, mentre gli impiegati nei settori non agricoli migliorerebbero notevolmente le proprie condizioni. In Zambia, Mozambico, Malawi e Uganda la povertà nel settore non agricolo scenderebbe del 5%.

Gestione del rischio

Lobell ricorda che anche se gli scenari estremi sono probabili solo al 5%, è importante che i politici prendano in seria considerazione la possibilità di grossi cambiamenti dell’economia di grandi fette della popolazione mondiale. E come munirsi di un’assicurazione. Un conto è arrivare impreparati ad un evento di enormi dimensioni, un conto è aver messo in conto i diversi scenari e le loro possibili conseguenze.

Questo studio sembra inoltre mostrare come si rischia di vedere tutto bianco o tutto nero in situazioni che, invece, sono estremamente complesse. Anche nel caso in cui il cambiamento climatico dovesse presentarsi in modo forte, non è detto che tutti ne risentirebbero ed è bene capirlo in anticipo, per predisporsi ad affrontare le vere difficoltà che il futuro ci riserva.

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