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Si può prevedere uno Tsunami? Ricercatori della NASA dicono di sì

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 01.07.2010

WASHINGTON – Un gruppo di ricerca guidato da NASA ha ampiamente dimostrato per la prima volta gli elementi di un prototipo per la predizione  di tsunami che valuta in modo rapido e preciso grandi terremoti e fa una stima della dimensione del conseguente tsunami.

Dopo il terremoto di magnitudo 8,8 in Cile lo scorso 27 febbraio, un team guidato da Tony Canto Y. della NASA’s Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California, ha usato in tempo reale i dati del sistema di posizionamento globale GPS (GDGPS) a disposizione dell’Agenzia Spaziale per predire correttamente la dimensione dello tsunami che ne derivava. La rete, gestita dal JPL (Jet Propulsion Laboratory), combina i dati in tempo reale a livello mondiale e regionale da centinaia di sorgenti GPS e prevede le loro posizioni ad ogni secondo. Il sistema è in grado di rilevare movimenti della superficie terrestre amche di pochi centimetri.

“Il risultato di questo test dimostra che i sistemi costieri GPS possono essere efficacemente utilizzati per prevedere le dimensioni degli tsunami”, ha detto Song. “Questo potrebbe permettere alle agenzie responsabili il rilascio di avvertimenti che possono salvare più vite e la riduzione di falsi allarmi che possono turbare inutilmente la vita dei residenti della costa.”

Il team di Song ha concluso che il terremoto cileno, il quinto più grande mai registrato dagli strumenti, avrebbe prodotto un moderato, o locale, tsunami senza provocare danni significativi nel Pacifico. L’effetto dello tsunami è stato relativamente modesto al di fuori del Cile.

La previsione di Song è stata successivamente confermata attraverso le misurazioni dell’altezza del livello del mare resa possibile dai satelliti altimetrici della NASA e dell’Agenzia spaziale francese Jason-1 e Jason-2. Questo lavoro è stato parzialmente realizzato dai ricercatori della Ohio State University, Columbus.

Il metodo di predizione di Song, pubblicato nel 2007, stima l’energia che un terremoto sottomarino trasferisce verso l’oceano per generare uno tsunami. Esso si basa su dati provenienti da stazioni costiere GPS nei pressi di un epicentro, insieme a informazioni circa la pendenza locale continentale. La scarpata continentale è la discesa del fondale oceanico dal bordo della piattaforma continentale verso il fondo dell’oceano.

I convenzionali sistemi di allerta tsunami si basano su stime di posizione dell’epicentro, profondità e potenza per determinare se si generarà uno tsunami di grandi dimensioni. Tuttavia, la storia ha dimostrato che la magnitudo del terremoto non è un indicatore affidabile delle dimensioni dello tsunami. Precedenti modelli di tsunami presumevano che la potenza di uno tsunami è determinata da quanto il fondo marino si sposta verticalmente. La teoria di Song dice che anche i movimenti orizzontali di un pendio continentale contribuiscono alla potenza di uno tsunami, trasferendo energia cinetica all’oceano.

La teoria è ulteriormente motivata in un documento di ricerca recente di Song e il co-autore Shin-Chan Han della NASA’s Goddard Space Flight Center. Questo studio ha utilizzato dati dei satelliti della NASA e del GRACE (German Aerospace Center Gravity Recovery and Climate Experiment) per esaminare lo tsunami del 2004 nell’Oceano Indiano.

Quando il 27 febbraio scorso il terremoto ha colpito il Cile, il movimento del suolo è stato catturato dalla stazione della rete NASA GDGPS a Santiago del Cile, a circa 146 miglia dall’epicentro del terremoto. Questi dati sono stati resi disponibili a Song a pochi minuti dal terremoto e questo gli ha consentito di ricavare i movimenti del fondo marino.

Sulla base di questi dati GPS, Song ha calcolato la sorgente di energia dello tsunami, classificandolo come moderato: 4,8 su una scala di 10 punti del sistema (il grado 10 corrisponde agli tsunami più distruttivi). La sua conclusione era basata sul fatto che il moto del suolo rilevato dal GPS indicava che il pendio oceanico stava trasferendo poca trasferita energia cinetica all’oceano.

“Siamo stati fortunati ad avere una stazione sufficientemente vicino all’epicentro del sisma”, ha detto Yoaz Bar-Sever, direttore JPL del sistema GDGPS. “Un’ampia collaborazione internazionale è necessaria per densificare la rete di monitoraggio GPS in modo da coprire adeguatamente tutte le zone di faglia che possono dar luogo a grandi terremoti in tutto il mondo”.

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