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Sonda spaziale della NASA entra in orbita attorno all’asteroide Vesta

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 17.07.2011
La sonda Dawn della NASA ha fotografato Vesta  lo scorso 9 luglio 2011, quando si trovava a 41.000 km dal proto-pianeta. Fonte NASA

La sonda Dawn della NASA ha fotografato '4 Vesta' lo scorso 9 luglio 2011, quando si trovava a 41.000 km dal proto-pianeta. Fonte NASA

PASADENA, California – Il veicolo spaziale Dawn della NASA ha ieri raggiunto Vesta, diventando la prima sonda mai entrata nell’orbita di un oggetto nella fascia principale degli asteroidi, tra Marte e Giove.

Dawn (che in italiano significa alba) studierà l’asteroide, chiamato Vesta, per un anno prima di partire nel luglio 2012 per una seconda destinazione, un pianeta nano chiamato Cerere, il più grande oggetto della fascia di asteroidi. Le osservazioni forniranno dati importantissimi e senza precedenti per permettere agli scienziati di capire ciò che accadde all’inizio – o a questo punto sarebbe il caso di dire all’alba – del nostro sistema solare. I dati inoltre aiuteranno a spianare la strada per future missioni spaziali umane nell’area.

‘4 Vesta’, questo il suo nome completo, è un grande asteroide della Fascia principale, il secondo pianetino più grande della fascia di asteroidi, con un diametro medio pari a circa 530 chilometri e una massa stimata pari al 12% di quella dell’intera fascia. Viene per questo spesso chiamato anche proto-pianeta.

“Oggi celebriamo un traguardo incredibile dell’esplorazione spaziale, in quanto non era mai accaduto prima che una navicella spaziale entrasse in orbita attorno ad un oggetto nella fascia principale degli asteroidi,” ha detto l’amministratore della NASA Charles Bolden. “Lo studio che Dawn riuscirà a compiere dell’asteroide Vesta segna un importante risultato scientifico e indica anche la strada per le destinazioni dove l’uomo si recherà nei prossimi anni. Il presidente Obama ha detto chiaramente alla NASA che vuole inviare degli astronauti su un asteroide nel 2025, e Dawn sta raccogliendo dati cruciali che permetteranno che questa missione possa davvero compiersi”.

La sonda spaziale ha trasmesso sulla Terra informazioni per confermare che è entrato nell’orbita di Vesta, ma il tempo preciso in cui l’orbita è stata raggiunta è sconosciuto al momento, in quanto la cattura di Dawn da parte dell’asteroide dipende dalla massa di Vesta e quindi dalla gravità esercitata sulla sonda, che è stata stimata ma che non si può calcolare esattamente dalla Terra. La massa dell’asteroide determina la forza della sua attrazione gravitazionale. Se Vesta è più massiccio, la sua gravità è più forte, il che significa che ha attirato Dawn prima più velocemente. Se l’asteroide è meno massiccio della stima degli scienziati della NASA, la sua gravità è più debole e quindi ha impiegato più tempo per catturare la sonda spaziale attorno a sé. Con Dawn ora in orbita, il team scientifico può effettuare misure più accurate della gravità di Vesta e raccogliere informazioni più precise.

Dawn, lanciato nel settembre 2007, è sulla buona strada per diventare la prima sonda in orbita su due distinte destinazioni nel sistema solare, oltre la Terra. La missione che prevede lo studio di Vesta e Cerere è gestita dal Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, in California.

Alla missione hanno contribuito anche l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Istituto Italiano Nazionale di Astrofisica.

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  • Queste esplorazioni, a partire proprio dalla sonda Dawn, ampliano enormemente i nostri orizzonti, non solo sul piano fisico, ma sul piano concettuale, mostrandoci nuove categorie di oggetti ed operando una decisa revisione di quelle già note, inducendoci a meditare sulle riclassificazioni di pianeti, pianetini, pianeti nani in funzione di dimensioni, masse, orbite. La cosa non ha un valore solo formale, ma serve a mettere ordine in alcuni concetti bssilari. Al tempo stesso ci proietta ai limiti attuali del del sistema solare facendoci incontrare con qualche informazione nuova la fascia di Kuiper e spingendoci molto al di là di essa con la presenza di corpi di tipo planetario. Benché la stragrande maggioranza dello spazio sia costituita da vuoto, noi ci rendiamo così conto che esiste una certa continuità tra le zone più “dense” in prossimità delle stelle, nelle quali il vuoto è sempre proragonista, ma appena un po’ meno accentuato e queste ai margini dei sistemi stellari. Si riesce anche ad immaginare che la presenza di corpi molto piccoli proseguie fino a frazioni significative di un A L.