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Frammento di roccia dell’età della Terra torna verso il Sistema solare

Scritto da Leonardo Debbia il 03.05.2016

In un articolo pubblicato sulla rivista Science Advances, Karen Meech, astrobiologa dell’Istituto di Astronomia dell’Università delle Hawaii, ed il suo team hanno annunciato la singolare scoperta di un corpo celeste di modestissime dimensioni, che sta viaggiando verso il nostro Sistema solare.

Dall’esame del piccolo frammento, ribattezzato C / 2014 S3 (PANSTARRS), si è concluso che si tratterebbe di materiale formatosi nel Sistema solare interno contemporaneamente alla nostra Terra e che venne espulso in una fase molto precoce.

asteroide

Rappresentazione di C / 2014 S3 (PANSTARRS). Le sue caratteristiche lo indicano proveniente da un incontaminato sistema di asteroidi del Sistema solare (credit: ESO / M. Kornmesser)

Le osservazioni effettuate hanno rivelato che l’oggetto è da considerarsi più un antichissimo corpo roccioso piuttosto che un asteroide di recente formazione uscito dalla sua orbita abituale.

In quanto tale, potrebbe essere quindi un frammento di un corpo più grande, una porzione dei potenziali elementi costitutivi dei grandi pianeti rocciosi – come la Terra – che, una volta espulso dal Sistema solare interno, si sarebbe conservato nelle fredde profondità della Nube di Oort per miliardi di anni.

“Sapevamo già dell’esistenza di molti asteroidi”, commenta Karen Meech. “Tuttavia, per quanto si poteva sapere, avrebbero dovuto essere stati tutti quanti ‘bruciati’ dai miliardi di anni di vicinanza col Sole. Questo è il primo asteroide ‘non cotto’ che si è avuto modo di osservare, rimasto conservato nel miglior freezer esistente!”.

Il C / 2014 S3 (PANSTARRS) è stato individuato dal telescopio Pan-STARRS 1 delle Hawaii e classificato come una cometa di debole attività, distante un po’ più del doppio della distanza che separa la Terra dal Sole, con un periodo orbitale di circa 860 anni, che la indicava proveniente dalla Nube di Oort e solo di recente spinta su un’orbita che l’avvicinava al Sole.

La Nube di Oort è una grande regione che circonda il Sole come una gigantesca bolla di sapone. Si pensa che racchiuda migliaia di miliardi di piccoli corpi ghiacciati. Di tanto in tanto uno di questi corpi viene espulso e cade nel Sistema solare più interno, dove il calore del Sole lo trasforma in una cometa.

Questi corpi ghiacciati si ritiene siano stati espulsi dalla regione dei pianeti giganti al momento della loro formazione, nei primi istanti di vita del Sistema solare.

Il team, tuttavia, ha notato che il corpo celeste riconosciuto come cometa, di una cometa aveva ben poco.

Il suo aspetto era alquanto insolito, sprovvisto com’era della caratteristica coda, tipica della maggior parte delle comete di lungo periodo, quando queste si avvicinano al Sole.

Dopo poche settimane, però, gli astronomi, servendosi del Very Large Telescope dell’ESO, in Cile, ha ottenuto spettri della debole attività dell’oggetto.

Un attento esame della luce riflessa dalla ‘cometa’ C / 2014 S3 (PANSTARRS) non sembrava tipico di una cometa che si riteneva formatasi fuori dal Sistema solare, composta di ghiaccio e non di roccia.

L’aspetto era piuttosto quello tipico di asteroidi, conosciuti come di tipo-S, che di solito si trovano nella fascia principale interna degli asteroidi; la fascia situata tra Marte e Giove, per intenderci.

Il materiale di cui è formato questo corpo celeste appariva come se fosse stato sottoposto a pochissime trasformazioni, indicando quindi che era stato surgelato per un tempo molto lungo.

L’attività molto debole di questo corpo celeste è coerente con la sublimazione del ghiaccio ed è di circa un milione di volte inferiore a quella delle comete attive di lungo periodo poste a distanze simili dal Sole.

Gli astronomi hanno concluso allora che questo oggetto è probabilmente costituito di materiale nuovo, appartenente al Sistema solare più interno, prima espulso e immagazzinato nella Nube di Oort, ora sulla strada del ritorno verso il nostro sistema planetario.

Olivier Hainault, astronomo belga dell’ESO, partecipante allo studio, conclude: “Abbiamo trovato la prima cometa rocciosa e ora ne cerchiamo altre. A seconda di quante riusciremo a scoprirne, sapremo se i pianeti giganti, quando erano giovani, abbiano danzato avanti e indietro nel Sistema solare o se si siano accresciuti tranquillamente, senza muoversi più di tanto”.

Il frammento sconosciuto osservato ora potrebbe tornarci molto utile, svelando molti indizi sulla formazione del Sistema solare.

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