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La sonda Perseverance conferma l’antica presenza di un lago su Marte

Scritto da Leonardo Debbia il 10.11.2021

Marte si presenta oggi come un desolato pianeta inospitale; eppure, in un’epoca remota, doveva avere un aspetto ben più invitante.

Si fa riferimento ad oltre 3 miliardi di anni fa, alla luce delle immagini ricevute dalla sonda Perseverance della NASA; immagini dei resti di quello che appare essere stato un lago che ricopriva il cratere Jazero, da cui la sonda ha trasmesso il suo report fotografico nel febbraio scorso.

perseverance

Le foto sono state analizzate da un team di ricercatori guidato da Nicolas Mangold e Sanajjev Gupta che hanno riferito di un lago che pare fosse alimentato da un piccolo fiume.

In quel tempo lontano Marte doveva avere un clima caldo e umido che, in seguito, per qualche causa ancora sconosciuta, mutò in una sconcertante drammatica aridità.

Gli studiosi non escludono che nelle rocce possano trovarsi le tracce lasciate da qualche forma di vita primordiale.

I risultati di questi studi sono stati pubblicati sulla rivista Science.

Il cratere Jazero è un’ ampia depressione della superficie marziana, larga 45 chilometri, ed è proprio lì che il 18 febbraio scorso ha toccato il suolo la sonda Perseverance il cui compito era esplorare e raccogliere campioni di terreno.

La conferma di un lago non è stata casuale ma è giunta dalle analisi dettagliate delle immagini in cui si nota la presenza, in corrispondenza della foce del fiumiciattolo, di un deposito di sedimenti a forma di ventaglio, una forma a delta tipica della confluenza di un fiume in un deposito lacustre, unitamente ad un affioramento di roccia parzialmente erosa, una formazione nota come collina Kodiak.

L’analisi accurata degli strati di questo affioramento mostrano che il deposito dei sedimenti non è attribuibile al vento o altri processi geologici, bensì alla presenza di acqua. Del resto, formazioni dello stesso tipo sono state trovate anche nelle vicinanze del delta.

Le conclusioni, suggerite anche da immagini satellitari precedenti, sono state giocoforza indirizzate verso la conferma della remota presenza di un vasto lago alimentato dal flusso di un fiume.

“Il rover ha risolto una delle grandi incognite del sito” dice Benjamin Weiss, uno degli autori dello studio. “La domanda che ci ponevamo ha trovato finalmente una risposta”.

Ovviamente, la conclusione fa sorgere tutta una serie di altri interrogativi sulla storia del clima marziano che, stando alle immagini e alla ricostruzione degli studiosi, deve aver subìto un cambiamento davvero drammatico e radicale, con la scomparsa non solo dello specchio d’acqua ma con lo sconvolgimento di tutto un sistema idrologico che al momento non trova spiegazioni.

“Non c’è rimasta una goccia d’acqua nei paraggi!”, dichiara Weiss. “Il paesaggio desertico è il posto più desolato che si possa immaginare, certamente dovuto ad un evento catastrofico nella storia del pianeta”.

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