Tra i miliardi e miliardi di stelle nel cielo, dove dovrebbero guardare gli astronomi per cercare “Terre” allo stato iniziale, in cui la vita possa svilupparsi? Una nuova ricerca dell’Istituto di Cornell University di Pale Blue Dots mostra dove – e quando – Terre neonate hanno più probabilità di essere trovate. L’articolo del ricercatore associato Ramses M. Ramirez e Lisa Kaltenegger sarà pubblicato nel 1 Gennaio 2015, numero di Astrophysical Journal Letters [http: // apjl. aas.org].
“La ricerca di nuovi mondi abitabili è una delle cose più emozionanti gli esseri umani stanno facendo oggi, e la ricerca di terre neonate si aggiungerà un altro affascinante pezzo al puzzle, dice Kaltenegger, professore associato di astronomia college alla Cornell.
I ricercatori hanno scoperto che sui giovani mondi la cosiddetta zona abitabile – una regione orbitale dove l’acqua può essere trovata allo stato liquido sulla superficie di un pianeta e in cui i segnali di vita nell’atmosfera possono essere rilevati con i telescopi – si trova più lontano rispetto a quanto si pensasse.
“Questo aumento della distanza dalle loro giovani stelle significa che potremmo essere in grado di vedere questi pianeti neonati già dalla prossima generazione di telescopi terrestri”, dice Ramirez. “Infatti per noi tali pianeti sono più facili da individuare se la zona abitabile è più lontana dalla stella.”
Il trucco consisterebbe quindi nel cercare giovani stelle attorno a cui cercare pianeti.
Inoltre, dicono i ricercatori, in quanto il periodo di sequenza pre-principale per le stelle più fredde è lungo, fino a 2,5 miliardi di anni, è possibile che la vita possa iniziare su un pianeta durante la prima fase del suo sole per poi trasferirsi nel sottosuolo del pianeta (o sott’acqua), quando la luminosità della stella diminuisce.
“Nella ricerca di pianeti come il nostro, abbiamo sempre sorprese. Questo è ciò che rende questa ricerca così eccitante”, dice Kaltenegger.
Per consentire ai ricercatori di trovare più facilmente Terre allo stato infantile, lo studio di Kaltenegger e Ramirez offre stime di dove si potrebero trovare Terre neonate abitabili. Sia da usare come punti di riferimento, ma anche per studiare la perdita di acqua massima in pianeti rocciosi che si trovano a distanze equivalenti a Venere, Terra e Marte.
Ramirez e Kaltenegger hanno anche scoperto che durante il primo periodo di sviluppo, i pianeti del sistema solare, che finiscono per essere nella zona abitabile più tardi, quando la stella cioè è più vecchia, inizialmente possono perdere l’equivalente di diverse centinaia di oceani di acqua o più se orbitano attorno a stelle più fredde. Tuttavia, anche se l’effetto serra si attiva – ossia un pianeta assorbe più energia dalla stella di quella che può irradiare verso lo spazio, causando una rapida evaporazione dell’acqua di superficie – un pianeta potrebbe ancora diventare abitabile se l’acqua viene poi restituita alla superficie del pianeta, dopo la fine della fase di instabilità.
“Il nostro pianeta ha guadagnato acqua dopo questa fase iniziale, grazie al pesante bombardamento di asteroidi e comete ricchi di acqua”, dice Ramirez. “Pianeti a distanza corrispondente alla nostra Terra o Venere in orbita attorno a queste stelle fredde potrebbero essere rifornite più tardi nella loro evoluzione, proprio come è accaduto alla Terra.”