Un gruppo di astronomi ha individuato un antico sistema solare, che risale agli albori della nostra galassia, che sembra essere una versione in miniatura dei pianeti interni del nostro sistema solare.
Un gruppo di ricerca internazionale, tra cui i professori universitari di Yale di astronomia Sarbani Basu e Debra Fischer, ha annunciato la scoperta 27 gennaio sulla rivista scientifica The Astrophysical Journal. I risultati sono il risultato di osservazioni fatte dalla sonda della NASA Kepler per un periodo di quattro anni.
La vecchia stella, molto simile al nostro Sole, è stata battezzata Kepler–444 e ha cinque pianeti in orbita attorno ad essa, con dimensioni tra quelle di Mercurio e Venere. Kepler-444 si è formato 11,2 miliardi anni fa, quando l’universo era meno del 20% della sua dimensione attuale. Questo rende Kepler-444 il più antico sistema conosciuto con pianeti di dimensioni simili alla Terra. Il sistema planetario di Kepler-444 era più vecchio del nostro sistema solare, che ha “solo” 4,5 ,miliardi di anni.
“Questo nuovo sistema planetario dimostra che la formazione dei pianeti potrebbe avvenire in condizioni molto diverse da quelle in cui si è formato il nostro sistema solare. La scoperta ha implicazioni sulla stima del numero totale di pianeti nella nostra e di altre galassie“, ha detto Basu.
I cinque pianeti nel sistema Kepler–444 hanno orbite che sono equivalenti a meno di un decimo della distanza della Terra dal Sole. I pianeti di Kepler–444 sono rocciosi e simili alla Terra, ma le loro composizioni esatte non si conoscono.
Gli scienziati hanno condotto la loro ricerca utilizzando l’asterosismologia – ossia ascoltando le risonanze naturali della stella ospite, causate dai pianeti che le ruotano attorno. Queste oscillazioni portano a minuscoli cambiamenti o impulsi di luminosità della stella, consentendo ai ricercatori di misurare il diametro, la massa e l’età della stella. I pianeti sono stati poi rilevati dall’oscuramento che si verifica quando i pianeti transitano davanti al disco stellare. Questo sbiadimento nell’intensità della luce stellare ha permesso agli scienziati di misurare con precisione le dimensioni dei pianeti rispetto alle dimensioni della stella.
“Questa scoperta ha implicazioni di vasta portata“, ha detto il principale autore dello studion, Tiago Campante, dell’Università di Birmingham (UK). “Ora sappiamo che i pianeti delle dimensioni della Terra si sono formati durante quasi tutta la vita dell’universo, che è vecchio 13,8 miliardi di anni, e questo potrebbe fornire più probabilità per l’esistenza della vita nella galassia.”
La collaborazione ha coinvolto quasi due dozzine di istituzioni negli Stati Uniti, Inghilterra, Danimarca, Portogallo, Australia, Germania e Italia.