Gaianews

Scoperto un ‘mare’ di idrogeno sull’asteroide gigante Vesta

La sonda Dawn ha scoperto sull'asteroide gigante Vesta la presenza di idrati, minerali che contengono acqua

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 24.09.2012

WASHINGTON – Il veicolo spaziale Dawn della NASA ha rivelato sull’asteroide gigante Vesta la presenza di materiali volatili tutt’attorno al suo equatore, ma concentrati maggiormente nei pressi di un enorme bacino, quello che resta di un antico cratere di impatto. Secondo i ricercatori il materiale identificato potrebbe contenere idrati, minerali formatisi alla presenza di acqua.

Un’altra prova della presenza di grandi quantità di idrati e quindi di acqua – almeno in passato – viene poi dall’analisi di caratteristiche ‘buche’ presenti sulla superficie e formatesi a causa dell’evaporazione dell’acqua delle rocce dopo l’impatto con altri asteroidi. Tali formazioni geologiche erano state osservate finora solo su Marte, dove è oramAi certa la presenza passata di acqua.

Confronto tra le formazioni su Marte e Vesta. Crediti: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA/JHUAPL

Dawn non ha trovato ghiaccio o acqua su Vesta. Tuttavia, ha trovato prove di minerali idrati, arrivati quasi sicuramente a bordo di altri meteoriti e comete. I risultati appariranno giovedì sulla rivista Science.

In una ricerca, diretta da Thomas Prettyman, ricercatore principale per il rilevatore di raggi gamma e di neutroni a bordo di Dawn presso il Planetary Science Institute di Tucson, in Arizona, descrive la scoperta, avvenuta grazie al rilevamento di tracce di idrogeno, probabilmente sotto forma di ossidrile o acqua legata ai minerali sulla superficie di Vesta.

“La fonte di idrogeno sulla superficie di Vesta sembra essere dovuta a minerali idrati di carbonio forniti da asteroidi ricchi di carbonio che si sono scontrati con Vesta a basse velocità, in modo da preservare il contenuto volatile”, ha detto Prettyman.

Una ricerca complementare, guidata da Brett Denevi, scienziato della la Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory a Laurel, Maryland, descrive la presenza di terreno ‘butterato’, creato proprio dal rilascio delle sostanze volatili.

Vesta è il secondo corpo più grande della fascia principale di asteroidi del sistema solare, un anello che si trova tra Marte e Giove. La sonda Dawn si trovava in orbita ad un’altitudine media di circa 210 chilometri sopra la superficie dell’asteroide gigante quando ha ottenuto i dati. Dawn ha ormai lasciato Vesta lo scorso 5 settembre ed ora si sta dirigendo verso la sua seconda destinazione, il pianeta nano Cerere.

Gli scienziati avevano ipotizzato la presenza di ghiaccio di acqua in prossimità della superficie intorno ai poli dell’asteroide gigante. A differenza della Luna, però, Vesta non ha nessuna regione permanentemente in ombra, dove il ghiaccio polare potrebbe sopravvivere. Le forti tracce di idrogeno negli ultimi dati provengono da regioni vicine all’equatore, dove l’acqua non è assolutamente stabile.

Ma i componenti dell’acqua, idrogeno e ossigeno, possono essere presenti anche in minerali chiamati idrati. In alcuni casi, le rocce spaziali sono cadute su questi depositi ad alta velocità. Il calore delle collisioni ha convertito l’idrogeno legato nei minerali in acqua, che è evaporata. Le prove dell’evaporazione dell’acqua sarebbero, secondo la NASA, delle buche ritrovate da Dawn sulla superficie di Vesta, larghe fino ad un chilometro e profonde fino a 200 metri. Gli scienziati sono rimasti molto sorpresi dalle immagini.

“Le fosse ritrovate su Vesta sono state osservate solo su Marte finora, ma mentre sappiamo che l’acqua era comune su Marte, non ci aspettavamo assolutamente di trovare questo fenomeno su Vesta con queste proporzioni”, ha detto Denevi. “Questi risultati dimostrano che non solo erano presenti materiali idratati, ma che hanno giocato un ruolo importante nel plasmare la geologia dell’asteroide e la sua superficie come la vediamo oggi.”

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA