Le tubature che servono a trasportare il gas naturale estratto dalle rocce scistose
Gli Stati Uniti, i più grandi consumatori di energia del pianeta, sembrano non credere molto nelle energie rinnovabili, stando a ciò che prospettano per il prossimo futuro quelli del Dipartimento dell’Energia. Secondo il rapporto del 2011 che riporta le previsioni aggiornate del consumo energetico degli USA dei prossimi decenni, uscito in versione ridotta il 16 dicembre e che verrà reso noto il prossimo marzo del 2011, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (escluso l’idroelettrico) è prevista al 3,13% nel 2035 (e la stima è stata corretta al ribasso rispetto al precedente rapporto 2010, che prevedeva un altrettanto triste 3,36%.
In compenso, il Dipartimento dell’Energia prevede un’enorme espansione dell’uso del gas naturale estratto dal sottosuolo attraverso la tecnica del cracking. Conosciuta come frattura idraulica o “fracking” nel campo della tecnologia di trivellazione, questa tecnica inietta migliaia di litri di acqua mista ad additivi chimici e sabbia nei pozzi di gas naturale, fratturando la roccia scistosa e permettendo al gas di fuoriuscire. Negli ultimi anni negli Stati Uniti c’è stata una grane espansione di attività estrattiva di questo tipo di gas metano e, più importante, sono state ricalcolate le riserve al rialzo ( e non sono mancate le proteste da parte della popolazione). Questo ha influito molto sul prezzo previsto nei prossimi anni per questo tipo di gas, che grazie alle abbondanti riserve si terrà basso e permetterà una strategia di lungo termine di produzione elettrica che non dovrà dipendere da altre fonti fossili importate, come petrolio e carbone.
Il rovescio della medaglia è – secondo il rapporto – che le rinnovabili potrebbero perdere di interesse nei prossimi anni, a causa del loro prezzo ancora poco competitivo rispetto al gas e ai prezzi non così alti del petrolio. Infatti, il Dipartimento dell’Energia ha stimato che il prezzo del petrolio sarà probabilmente di 125 dollari al barile (dollari correnti), più alto del prezzo attuale ma sicuramente non un prezzo esorbitante.
Un altro dato che balza all’occhio è la relativa assenza dei biocarburanti nel futuro degli USA. Infatti, il dipartimento dice che l’assenza di tecniche di produzione efficaci, si vede costretto a rivedere il dato ottimistico dello scorso anno al ribasso, portandolo ad un mero 3% dell’intero consumo di combustibili liquidi nel 2035.
Nemmeno il carbone viene disdegnato. Nel 2035, infatti, l’America produrrà il 21% in più di carbone rispetto al picco negativo toccato durante la recessione del 2009. Non verranno costruiti ulteriori impianti di produzione elettrica a carbone oltre quelli in progetto, recita sempre il Dipartimento.
La produzione elettrica da energia nucleare sarà più alta di solo il 12,7% rispetto a oggi e infine, la produzione di petrolio salirà di poco e le importazioni dovrebbero leggermermente diminuire.