Mentre gli scienziati e i passeggeri dei voli europei tengono nervosamente d’occhio l’eruzione vulcanica in corso in Islanda, alcuni studi indicano che un altro, molto più grande, vulcano potrebbe tornare in attività nel prossimo futuro.
Katla è il più attivo vicino di , il vulcano attualmente in eruzione, e gli scienziati ritengono che ci possa essere un nesso tra i due.
Questo legame non è fisicamente provato, spiega Magnus Tumi Gudmundsson, geofisico dell’Università d’Islanda. Ma una circostanza, una sorta di legame storico, “dovrebbe far puntare gli occhi proprio su su Katla,” dice.
“Sappiamo di quattro eruzioni di Eyjafjallajökull in passato (risalente al 500 d.C.), e in tre di questi quattro casi, vi è stata una eruzione di Katla sia contemporaneamente che poco dopo.
“Poco tempo significa da alcuni mesi ad un anno. Riteniamo che la probabilità di eruzione Katla nel prossimo futuro sia aumentata a partire dall’eruzione di Eyjafjallajökull”.
Kathryn Goodenough del British Geological Survey rileva che, a tutt’oggi, non esiste una spiegazione fisica per questo collegamento apparente. Tuttavia, sembra che quando si riattiva Eyjafjallajökull, Katla tende a seguire, e viceversa, quando il primo diminuisce l’attività o torna in stato di quiescenza, il secondo fa altrettanto poco dopo. Questo “comportamento”, tuttavia, è comunque basata solo sulle osservazioni della storia dei due vulcani. In mancanza di un modello di collegamento delle due camere magmatiche o di ipotesi fisiche, non si può parlare di rischio “molto” probabile.
“Gli scienziati non sanno ancora quanto sia forte la connessione”, dice Goodenough. “Ma sappiamo che ci sono fessure che corrono tra i due vulcani, che sono molto vicini l’uno all’altro.
“Sono inoltre sottoposti alle stesse forze tettoniche. Quindi è probabile che se il magma può trovare un percorso di crescita al di sotto di uno di essi, può trovare la sua strada anche sotto l’altro.”
I ricercatori sanno che i due vulcani hanno camere magmatiche separate, ma molti sospettano che queste camere siano fisicamente collegate in qualche modo, in profondità sotto la superficie della Terra. “Ma queste sono solo speculazioni”, spiega Goodenough. “Non abbiamo prove geofisiche chiare.”
Eruzione in ritardo
L’ultima eruzione di Katla fu nel 1918. E’ durata tre settimane e materiale esploso attraverso la sua bocca è stimato esser stato circa un chilometro cubo (un chilometro x un chilometro x un chilometro di materiale, tra polvere, lapilli e lava!).
“E’ un vulcano molto più attivo rispetto a Eyjafjallajökull – che ha avuto circa 20 eruzioni negli ultimi 1000 anni, e che quindi erutta circa una volta ogni 50 anni in media”, spiega il professor Gudmundsson.
“A prima vista, la gente direbbe che ora è atteso da tempo. Ma più è grande l’eruzione, più lunga è la pausa che ne consegue, e quella del 1918 è stata un’eruzione molto grande.”
Al momento, non c’è attività sismica rilevabile sotto Katla che potrebbe indicare che il magma si sta muovendo verso l’alto sotto di esso. Gli scienziati del Meteorological Office islandese stanno guardando tali segnali e aggiornano regolarmente il loro sito web con i dati sismici che si producono.
Ma il dottor Goodenough ricorda che, con Eyjafjallajökull “abbiamo avuto un avvertimento solo di poche ore”. Il monitoraggio sismico non deve necessariamente dare un preavviso di una eruzione. Non rimane che guardare, aspettare e cercare segni di attività, perché è quasi impossibile trarre conclusioni chiare dalla serie storica, che è semplicemente troppo breve. Mentre entrambi i vulcani sono attivi da centinaia di migliaia di anni, le prime eruzioni riportate dagli scienziati sono avvenute da meno di 2.000 anni fa.
Certo è che se dovesse eruttare anche il secondo vulcano, l’Europa sarebbe la prima a risentirne in termini economici. Già gli uffici di statistica hanno detto che il blocco del traffico aereo conseguente l’eruzione in corso inciderà sul PIL di Eurolandia di una percentuale non trascurabile (ma ancora tutta da valutare, visto che le interruzioni si susseguono ancora oggi). Non ci resta che aspettare e guardare a Nord…