Sono stato in Chiapas per scrivere un articolo per una importante rivista di natura italiana.
Ma ho voluto cogliere l’occasione per conoscere meglio i luoghi e, quindi, è venuta fuori una vera e propria avventura.
Sono stato, infatti, circa un mese in giro per il paese, da solo, in compagnia solo della natura selvaggia e della mia passione per il mondo e la gente. Il mio spagnolo è migliorato molto, ma quella volkta ho davvero capito che una parte fondamentale del viaggio è condividere. Ho scoperto che non sono così solitario… soprattutto in paesi dove vedi l’esercito e la polizia rubare alla gente durante i controlli ai posti di blocco, oppure vieni fermato e perquisito con il solo chiaro scopo di derubarti di qualcosa!
Eppure non dimenticherò mai il Chiapas e la sua Selva.
In cammino.
Il ritmico, lento, incedere dei passi nella foresta tropicale, viva di voci, di canti e di urla, è il ricordo più vivido del Chiapas.
Non dimenticherò facilmente i “cartoneros” che giravano di notte alla ricerca di carta e cartone per racimolare qualche spicciolo.
Atterrato, quindi, a Tuxtla Gutierrez, la capitale dello stato del Chiapas, nell’estremo Messico meridionale, mi colpì subito la presenza dell’esercito federale e della polizia, all’aeroporto e sulle strade principali.
La città: caotica e in crescita frenetica. Vi si sono riversati emigranti da tutto il Centramerica, attratti dal miraggio di un’economia che cresce. Il tutto è, però, alimentato anche dai contributi che arrivano da Città del Messico per prevenire altre ribellioni, filo “zapatiste”.
Il risultato è stata una pressione molto forte che ha stravolto il territorio. La Piana della capitale è senza un albero. Il tassista che ci porta in città dice: “la gente quando vede un albero lo macheta, Dio non fa piovere, pensa che non ci piace il fresco! “.
Ma appena ho potuto sono andato nella foresta. Se ti inoltri nel canyon del Sumidero o entri nella foresta della Selva El Ocote, il fascino integro della natura selvaggia ti entra nell’anima.
In questa riserva della biosfera, tra le principali del Chiapas (oltre 1000 km²) terra di straordinaria ricchezza biologica. Oggi nella riserva vivono poche famiglie Indie o meticce, la parte più povera e socialmente più disagiata della popolazione messicana. Le loro case sono capanne di legno dai pavimenti in terra battuta. L’ingresso della riserva dista tre ore di fuoristrada dal più vicino centro abitato. E nella foresta si va solo a piedi: i piccoli cavalli servono per portare i carichi più pesanti. Qui vivono due famiglie messicane con un nugolo di bambini sempre in movimento. Non hanno mai visto una scuola. Non sanno leggere né scrivere. Vivono coltivando caffè all’ombra della foresta: quanto basta per scambiarlo con cibo per un anno. Con un sorriso disarmante, appoggiato all’ombra di un higo, uno fico, Raimondo dice: “viviamo qui perché abbiamo tanta acqua, la terra e’ fertile e l’aria buona”, intanto Paco, un bimbo di tre anni, trova il coraggio di toccarmi un braccio esclamando “pelo!”: non aveva mai visto un uomo con i capelli sulle braccia …
I giorni scorrono lenti nella foresta, sembrano giusti solo i movimenti placidi delle scimmie ragno che a oltre 30 metri dal suolo “volano” tra le chiome degli alberi facendo scappare are macao, tucani, colibrì e avvoltoi.
Lasciare la foresta, quando purtroppo son dovuto partire, è stato un autentico dolore fisico, molto struggente. Nonostante i suoi 40° all’ombra, l’umidità impossibile, il rischio di incontrare uno dei tanti serpenti velenosi che ci vivono e la certezza di essere “divorati” da tutta una serie di insetti, la foresta pluviale parla al cuore profondo dell’uomo.
On the road…
E’ iniziata quindi la seconda parte del mio viaggio in Chiapas e dintorni.
Raggiunta la strada asfaltata, da Tuxtla, in solitaria per 15 giorni sulle strade del Chiapas ho cercato, infatti, di scoprire la gente India e la natura in cui vive.
Oltre metà della popolazione parla solo il proprio idioma locale. Pochi parlano lo spagnolo, quasi nessuno parla inglese.
Dopo innumerevoli posti di blocco, ecco San Cristobal del las Casas, la città India per eccellenza, la città della ribellione “zapatista”.
Le scritte che inneggiano alla rivolta sono sui muri, le cartoline con il subcomandante Marcos in passamontagna sono uno dei gadget più venduti nei negozi di souvenir. E per strada donne Indie, che non ti guardano negli occhi e non si fanno fotografare, vendono bamboline di pezza che raffigurano contadini-guerriglieri!
La città antica, con i suoi colori, il mercato dove trovi pannocchie di mais tutte diverse tra loro, gialle e arancio, nere e marroni, convive con i segni della globalizzazione. Il Messico è il secondo consumatore di coca-cola al mondo, il sogno americano si affaccia in lattina su queste terre agricole dai paesaggi e colori stupendi.
I Maya
Non potevo venire sin qui e non andare alla ricerca del mito dei Maya.
Passo a visitare, dunque, antiche vestigia Maya imponenti come il tempio di Palenque. Ma vado anche alla riserva naturale della Selva di Monte Azules, dove ancora vive una natura incontaminata, rifugio di una biodiversità in gran parte inesplorata e degli “zapatisti” che attendono fiduciosi che qualcosa cambi. Qui le condizioni di vita sono davvero difficili. Un portatore, nella selva tropicale, aveva una paga di 70 pesos al giorno (meno di sette euro), per un carico che stroncherebbe una persona robusta non abituata a questo clima umidissimo. Basti pensare che nella capitale un tassista mi ha chiesto 50 pesos per 15 minuti di viaggio per rendermi conto del contesto di sofferenze e diseguaglianze in cui cresce il malcontento degli indios.
La natura.
Ma il Chiapas e’ anche una terra di incredibili risorse naturali. Come i laghi di Montebello o le cascate di Agua Azul: luoghi in cui sono nati i primi esperimenti di autogestione dell’ecoturismo da parte delle popolazioni locali; luoghi in cui capita di dover frenare, dopo una delle mille curve di questa strada di montagna, per far passare un’iguana enorme o per consentire alla gente del villaggio di recarsi, come in processione, al centro più vicino, gli uomini davanti e le donne sempre due passi indietro. Luoghi in cui la socializzazione avviene intorno al mais o al caffè steso a seccare al sole, nell’aia davanti alla casa, mentre polli e tacchini girano indisturbati.
L’oceano.
Una spiaggia infinita e deserta, con palme e mangrovie tra cui vivono giaguari e ocelot, scimmie ragno e cervi coda bianca, quattro specie di tartarughe di mare e altrettante di fiume, oltre a coccodrilli e caimani, boa, pipistrelli pescatori, formichieri, e soprattutto migliaia di uccelli di ogni genere e colore, autentico simbolo di questa terra bellissima.
Cosa si può dire…mi è rimasta una gran voglia di tornarci!