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Arabia Saudita, le donne sfidano il divieto di guidare

Scritto da Maria Rosa Pantè il 20.06.2011
Arabia Saudita, donna sfida divieto di guidare

Arabia Saudita, donna sfida divieto di guidare

Guidare l’automobile non è la mia massima aspirazione. Guidare non mi piace. Veramente non mi piace nemmeno viaggiare in auto.

Eppure se, per motivi vari, non posso avere a disposizione la mia automobile mi sento un po’ in

prigione, vincolata, limitata nei miei movimenti, quindi nella mia libertà.

Mi basta sapere che posso prendere la mia auto anche se poi decido di uscire in bicicletta. Mi basta sapere che se, per un qualsiasi accidente, dovessi aver bisogno l’auto c’è.

Voglio essere libera di usare l’auto per andare a fare una commissione, la spesa, per soccorrere un’amica, per andarla a trovare, per rompere l’angoscia senza nome che ogni tanto nella solitudine, nel vuoto, può sorprenderti.

Guidare l’auto. In Arabia Saudita le donne sfidano un regime e norme medievali che impediscono loro di guidare l’auto per inibirne i movimenti, per renderle dipendenti da un uomo.

Con coraggio si filmano mentre salgono su un’ auto e guidano: da sole. Poi pubblicano il video su internet. Così molte donne nel mondo si sono unite alla loro lotta, suonando il clacson in un gesto sonoro di solidarietà.

Pensiamo tutti, uomini e donne, a come sarebbe la nostra vita se, volendolo, non potessimo uscire da soli in automobile; se, volendolo, non potessimo vestirci leggeri perché fa caldo e respirare col volto scoperto; se, volendolo, non potessimo fare una delle cose che ci paiono piccole, insignificanti libertà e che, invece, sommate a tutte le altre, ci rendono uomini e donne liberi (per quanto possibile) di vivere una vita degna o, almeno, vicina ai propri ideali, ai propri sogni, alle proprie aspirazioni. Se non riusciamo a metterci nei panni di queste donne, non solo non possiamo capire il loro gesto, ma peggio ancora possiamo essere tra quelli che, potendolo, limiterebbero le libertà invece di condividerle..

Ecco che, ancora una volta nella storia come ormai da millenni, si fronteggiano il passato più chiuso, remoto e retrivo e il futuro nuovo, globale e pieno di speranza.

Perché la vittoria è già di queste donne, peccato che la lotta mieta sempre troppe vittime!

Concludo citando una parte del proemio del Decameròn, in cui Giovani Boccaccio dice di aver scritto la sua opera soprattutto pensando di alleviare le giornate passate spesso al chiuso delle giovani donne. Grande Boccaccio aveva colto nel segno!

E chi negherà questo, quantunque egli si sia, non molto più alle vaghe donne che agli uomini convenirsi donare? Esse dentro à dilicati petti, temendo e vergognando, tengono l’amorose fiamme nascose, le quali quanto più di forza abbian che le palesi coloro il sanno che l’hanno provate: e oltre a ciò, ristrette dà voleri, dà piaceri, dà comandamenti de’ padri, delle madri, de’ fratelli e de’ mariti, il più del tempo nel piccolo circuito delle loro camere racchiuse dimorano e quasi oziose sedendosi, volendo e non volendo in una medesima ora, seco rivolgendo diversi pensieri, li quali non è possibile che sempre sieno allegri.”

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  • ambrogio scrive:

    Non lasciamo lottare queste donne da sole,
    Non lasciamo lottare gli uomini arabi da soli,
    Non lasciamo lottare da solo nessuno che lotti per i propri diritti e la propria vita.

  • bellissimo articolo! Lottiamo insieme a quelle donne!