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Social Diet app: tecnologia al servizio di anoressia e bulimia

Scritto da Valeria Gatti il 12.09.2013

Applicazioni per correre, per mettere in ordine i libri, per sapere che musica ascolti e per programmarti l’ascolto di nuovi brani; applicazioni per lo shopping, per lo studio, per chi è diversamente abile e per dimagrire. Facendo soldi. A volte rabbrividisco.

Social diet app

Non vi ha sfiorato l’idea? Forse è troppo, forse si sta sottovalutando la capacità di scelta, di pensiero, di organizzazione del tempo, dell’importanza del  proprio tempo. Ci si affida senza filtro al tablet, al laptop, allo smartphone all’ iPad o iPhone touch di ultima generazione. Non più ai propri neuroni. I pollici schiacciano, mentre le dita si muovono convulsamente sullo schermo. Un giorno avremo anche un tavolo di plastica pieghevole su cui si può scrivere direttamente, è un’idea tutta italiana. Si, perché ci serve. Le vecchie lavagne LIM, su cui ancora sta investendo la scuola, sono ormai inutili schermoni  daté su cu scrivere la vecchia formula di matematica. Con uno scatto si potrà condividere la soluzione di un compito in classe. Solo un grosso magnete in mezzo alla classe potrà arrestare questo processo. Solo un enorme magnete al centro del mondo.

Qual è il limite della funzionalità che noi diamo all’avanzamento tecnologico? Cosa serve davvero, cosa no, anzi, è pericoloso? Mi ha impressionato un articolo letto di recente, su Glamour a firma di Stefania Ragusa, sulle nuove dipendenze. Tra l’anoressia, la bulimia e le classiche problematiche dell’alimentazione, si annoverano anche nuove turbe, come l’ortoressia, la drunkoressia, la vigoressia e dulcis in fundo l’apporessia, forse non ancora apparse tra i lemmi del recente aggiornamento del vocabolario della lingua italiana. Essere dipendente dalle app è diventare degli automi uniformati a cosa? Nello specifico, la ragazzina dell’articolo in questione, aveva un applicazione che le consentiva di programmare i pasti della dieta e subito di applicare l’esercizio fisico necessario ad eliminare quelle calorie assunte. Addizione sottrazione, niente più. Le sensazioni dell’organismo, la fame, la voglia di fare sport insieme, di divertirsi a un tavolo con gli amici, di giocare a calcio o pallavolo, svaniti.

La chiamano anche Social diet, l’applicazione che serve per perdere peso in compagnia. Hanno inventato anche la Diet bet, la scommessa che ti fa vincere se perdi più chili di qualcun altro; una piattaforma per utenti che si lanciano nella scommessa di perdere il 4% del proprio peso corporeo in quattro settimane. Si vincono soldi, ma se si perde più del 12% del proprio peso si viene squalificati…Squalificati dallo schermo, ma non nella vita, quando intanto qualcosa di più grave si insinua sotto la pelle.

Mi immagino la giovane che si aggira tra gli scaffali del supermercato, iPhone alla mano, sempre più preoccupata di conteggi e sottrazioni, sempre più influenzata riguardo a ciò che “non deve scegliere” rispetto a quelli che sono i suoi gusti. Triste, che comunica i dati all’amica. L’applicazione le dice che il cracker di riso va bene, ma attenzione al pane fresco: necessita di un chilometro di corsa in più per essere bruciato. Mi figuro ancora la ragazzina anoressica che vidi tempo fa fare step in palestra, cercando di sudare il più possibile, muovendo quattro ossa e poca carne. Non ne vedo la gioia. Il potenziale di rischio intrinseco di questi meccanismi non è da sottovalutare, come anche i medici sostengono. Il genitore deve poter conoscere ed essere in grado di controllare un nuovo nemico. Quello stesso congegno che gli consente di scrivere la lista della spesa, di accendere a distanza il riscaldamento, di scansionare con un click alla massima risoluzione il documento di lavoro, può anche fare del male al proprio figlio.

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  • skeggia scrive:

    Avevo letto anche io quest articolo e sono rimasta sconvolta del fatto che stavo per prendere questa strada strana senza nemmeno accorgermene… è una linea sottile…basta davvero poco…