Gaianews

Epatite C e HIV: ancora gravi rischi

L’epatite C resta un grave rischio per i pazienti affetti da HIV nonostante la terapia antiretrovirale

Scritto da Elisa Corbi il 19.03.2014

Un nuovo studio condotto da ricercatori della Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania ha rilevato che l’Epatite C rimane un grave rischio nei pazienti con HIV  nonostante la terapia antiretrovirale (ART).

Epatite C

L’ART rallenta l’epatite C associata a fibrosi epatica, tuttavia  i suoi effetti in caso di gravi complicazioni al fegato in pazienti con HIV ed epatite C, risultano ancora poco chiari.

Lo studio, pubblicato su Annals of Internal Medicine, ha esaminato i dati delle cartelle sanitarie di 4.280 pazienti affetti da HIV e dal virus dell’epatite C a cui veniva somministrata una  ART, e 6.079 malati affetti solo da epatite C  tra il 1997 e il 2010.

L’epatite C è un’infezione insidiosa del fegato che può rimanere clinicamente latente per anni
Secondo i Centers for Disease Control and Prevention questa malattia, che si sviluppa attraverso il contatto con sangue infetto, è la causa principale di cirrosi, cancro del fegato e trapianti.  Gli esperti stimano che sempre più malati di HIV muoiono ogni anno a causa di una co – infezione da epatite C.

La cirrosi di solito si presenta in due fasi: compensata e scompensata. Nella prima fase meno grave, il fegato  può ancora funzionare normalmente compensando il danno. Quando si verificano ingenti complicazioni e il fegato non può più funzionare normalmente, ci troviamo invece nella fase più pericolosa. I più alti tassi di malattia epatica grave trovati in pazienti co-infetti nello studio sono stati classificati come scompenso epatico.

Gli autori hanno anche scoperto che i tassi di scompenso erano più elevati nei pazienti co – infetti con fibrosi avanzata del fegato, grave anemia e diabete.

Si è riscontrato che i pazienti con ambedue le malattie  avevano un tasso dell’ 80 per cento più elevato di cirrosi scompensata rispetto ai pazienti malati solo di epatite C. Anche quando i pazienti co – infetti rispondevano bene all’ART per quel che concerne l’HIV, presentavano comunque un tasso del 60 per cento più elevato di sviluppare una grave malattia epatica rispetto ai secondi.

“I nostri risultati suggeriscono che bisognerebbe considerare seriamente se iniziare il trattamento dell’epatite C in pazienti co-infetti da HIV e epatite C, in particolare tra quelli con fibrosi epatica avanzata o cirrosi, al fine di cercare di ridurre il rischio di gravi complicazioni al fegato”, ha detto l’autore principale dello studio,  Vincent Lo Re III, ricercatore di Medicina ed Epidemiologia nella divisione di Malattie Infettive e nel dipartimento di Epidemiologia e Biostatistica. “Agendo prima, potremmo essere in grado di ridurre il rischio della malattia epatica avanzata nei pazienti co-infetti.”

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA