Un gruppo di archeologi dell’Università di York, Regno Unito, ha scoperto le prime prove dirette del consumo di latte nella preistoria britannica.
Si è giunti a questa conclusione, esaminando i denti di agricoltori vissuti nel Neolitico della Gran Bretagna e riuscendo ad individuare una proteina del latte chiamata beta-lattoglobulina (BLG), il gene che ne permette la digeribilità, attraverso le analisi della placca dentale mineralizzata di sette individui vissuti in quel lontano periodo, circa 6000 anni fa.
Tra i campioni di placca dentaria umana ritrovati fino ad oggi, si tratta, senza dubbio, di quelli più antichi che si abbia avuto l’opportunità di analizzare alla ricerca di proteine e il risultato dello studio è la prima individuazione così antica della proteina del siero del latte o BLG, mai trovata finora.
Il periodo Neolitico in Gran Bretagna ha coperto un arco di tempo che va dal 4000 al 2400 a.C. e ha visto la nascita e la diffusione dell’agricoltura, con l’origine di colture quali grano e orzo e lo sviluppo della pastorizia, con l’allevamento di animali domestici quali mucche, pecore, maiali e capre.
Gli archeologi hanno anche scoperto prove di pratiche culturali complesse risalenti a quel periodo, poste in atto da comunità che riuscirono ad edificare grandi siti monumentali e di sepoltura.
Gli antichi resti umani esaminati dagli studiosi britannici provengono da tre diversi siti neolitici: Hambledon Hill e Hazleton North, nel Sud dell’Inghilterra e Banbury Lane, nelle East Midlands.
Tutti gli individui appartenenti ai tre siti hanno rivelato la presenza di proteine del latte, sia di mucca, sia di pecora, sia di capra, facendo ipotizzare che questi antichi gruppi umani stessero forse sperimentando l’uso di latte di diverse specie animali, alla ricerca del più adatto alla propria alimentazione.
La placca dentaria può offrire spunti veramente unici sulle diete di questi antichi umani perchè le proteine alimentari sono rimaste intrappolate al suo interno allorchè ebbe inizio il processo di mineralizzazione ad opera dei componenti della saliva, sfociando nella formazione del tartaro (o ‘calco dentale’).
“Il fatto di aver trovato questa proteina nel calco dentale di individui provenienti da tre siti neolitici differenti potrebbe far supporre che il consumo di latte fosse una pratica alimentare ampiamente diffusa in quel lontano passato”, dichiara la dott.ssa Sophy Charlton, antropologa e paleobiologa del Dipartimento di Archeologia di York. “E’ una strada affascinante da percorrere per ulteriori ricerche su una fascia più ampia di individui per riuscire a capire quando e come sia iniziato l’uso del latte come alimento, quando sia mutato in forme diverse di latticini, quali animali abbiano potuto essere utilizzati come fonte alimentare”.
La scoperta delle proteine del latte è particolarmente interessante poiché recenti studi genetici riportano che gli individui che vivevano in quell’epoca della preistoria non avevano ancora la capacità di digerire il lattosio presente nel latte.
Secondo i ricercatori, per ovviare a questo, gli antichi agricoltori – che si sarebbero certamente ammalati anche consumando piccole razioni di latte – potrebbero aver trasformato il latte in altri prodotti alimentari, come il formaggio (che rimuove la maggior parte del lattosio).
La ‘persistenza della ‘lattasi’, l’enzima che consente il continuo consumo di latte in età adulta è il risultato di una mutazione genetica in una sezione del DNA che controlla l’attività di questo enzima nell’organismo.
Tuttavia, i meccanismi che gli esseri umani hanno sviluppato e che risultano essere alla base di come e quando si è evoluta questa capacità rimangono un mistero.
“Dato che piccole quantità di latte avrebbero comunque fatto ammalare i nostri antenati di quell’epoca, questi primi agricoltori e pastori avrebbero potuto ‘aggirare l’ostacolo’, trasformando il latte in alimenti come il formaggio per ridurre il contenuto di lattosio”, conviene la dottoressa Charlton.