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Mutazione genica causa una bassa sensibilità al dolore

Scritto da Leonardo Debbia il 22.12.2017

 

Uno studio dell’Università di Siena e dell’University College London (UCL) ha esaminato lo strano caso di una famiglia italiana, la famiglia Marsili, i cui membri presentano una caratteristica davvero insolita che desta non poca curiosità: non provano alcun dolore fisico!

La causa di questa condizione straordinaria è stata individuata in una rara mutazione nel codice genetico dei membri della famiglia; mutazione che consente di avere una sensibilità al dolore insolitamente bassa, per non dire completamente assente.

I ricercatori sperano che i risultati dello studio, pubblicati su Brain, possano essere utilizzati per aver poi modo di sperimentare nuovi trattamenti nella terapia del dolore cronico, una condizione patologica che affligge migliaia di persone.

Sono anni che gli scienziati studiano il genoma di tutta la famiglia, comprendente sei persone, tutte insensibili al dolore fisico, carattere ereditato dalla nonna, di 78 anni, che ha trasmesso la mutazione alla figlia e quindi ai nipoti.

“I membri di questa famiglia possono ustionarsi o subìre fratture ossee senza avvertire alcun dolore, pur avendo una normale densità delle fibre nervose intraepidermiche, il che significa che i loro nervi sono tutti a posto, ma semplicemente non stanno lavorando come dovrebbero”, spiega James Cox, del Wolfson Institute for Biomedical Research presso la UCL, autore leader dello studio. “Noi stiamo indagando per comprendere la causa per cui il dolore non viene avvertito, ma anche per vedere se questa ricerca possa esserci d’aiuto nell’individuazione di nuovi trattamenti antidolorifici”.

L’analgesia congenita – ribattezzata ora anche ‘Sindrome di Marsili’, dal cognome della famiglia oggetto dell’indagine, è una sindrome rara, una condizione ereditaria che si manifesta fin dalla nascita, non connessa ad alcuna patologia e che non consente di provare alcun dolore fisico.

Viene trasmessa per via ereditaria e chi ne soffre avverte comunque le variazioni di temperatura ma non il disagio connesso con il caldo o il freddo e, analogamente, neppure con ferite o lesioni di vario genere che possono interessare il corpo.

Naturalmente, se a prima vista questo stato può sembrare un vantaggio, si tratta in realtà di una condizione assai pericolosa.

Dallo studio è emerso, per la prima volta, che nel DNA dei campioni di sangue di tutti i membri della famiglia è presente una mutazione puntiforme, cioè un cambiamento di un singolo nucleotide, del gene ZFHX2. E sarebbe questa mutazione la causa di questa sindrome.

I ricercatori hanno condotto studi anche su cavie di laboratorio per capire come il gene influenzi la sensazione del dolore.

Inizialmente, sono stati usati topi cui mancava il gene ZFHX2, scoprendoli con soglie del dolore alterate.

E’ stato quindi allevato un nuovo gruppo di topi provvisti della relativa mutazione e questi sono risultati notevolmente insensibili alle alte temperature.

Una ulteriore analisi dei topi portatori della mutazione ha chiarito che il gene regola un certo numero di altri geni che hanno stabilito fin dall’origine connessioni con la segnalazione del dolore.

L’approfondimento dell’indagine ha rivelato quindi che questo ‘difetto’ ha ripercussioni su altri geni implicati nella segnalazione degli stimoli dolorosi.

“Questa ricerca può aprire la strada alla prima terapia genica per la lotta al dolore cronico”, spiega Anna Maria Aloisi, ricercatrice dell’Università di Siena, che ha preso parte allo studio. “Quando sapremo come la mutazione genetica provoca insensibilità al dolore e avremo capito il ruolo degli altri geni coinvolti, potremo cercare di inibire l’espressione del gene ZFHX2 per creare nuove terapie”.

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