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DNA antico di 5000 anni suggerisce diversità sociali tra i primi Irlandesi

Scritto da Leonardo Debbia il 15.07.2020

Un uomo sepolto in una grande tomba di pietra di circa 5200 anni fa in Irlanda era frutto di un incesto, secondo un nuovo studio.

I primi re d'Irlanda potrebbero essere stati sepolti nella tomba di Newgrange, qui mostrata all'alba del solstizio d'inverno (crediti: Ken Williams)

I primi re d’Irlanda potrebbero essere stati sepolti nella tomba di Newgrange, qui mostrata all’alba del solstizio d’inverno (crediti: Ken Williams)

Venticinque chilometri a nord di Dublino, fra verdi colline, sorge un vero e proprio capolavoro di ingegneria dell’età della pietra, una struttura circolare alta 12 metri, grande quasi come un campo di calcio, eretta con oltre 200mila tonnellate di pietra e terra.

Autori di questo monumento dell’antichità, chiamato Newgrange, furono i primi agricoltori che giungero in Irlanda circa un millennio prima della costruzione del complesso di Stonehenge e delle piramidi d’Egitto.

Gli archeologi avevano ipotizzato di trovarsi in presenza di un sito cerimoniale associato ad una tomba comune, e quindi da considerare l’espressione di una società egualitaria.

Ora, il DNA di un uomo di mezza età, sepolto nel 3200 a.C. al centro di questo enorme tumulo, fa ipotizzare il contrario.

I geni del defunto, infatti, indicano che aveva genitori così strettamente imparentati che dovevano essere o fratello e sorella o genitore e figlio.

E’ da osservare che presso tutte le culture l’incesto è quasi sempre un tabù, tranne che nelle famiglie reali in cui, essendo considerate divinizzate, la progenie avanza in una ristretta cerchia di individui, un insieme elitario esclusivo in cui nessun elemento ‘estraneo al nucleo‘ è ammesso ad entrare.

Le tracce genetiche di Newgrange suggeriscono pertanto che la gerarchia sociale giunse in Irlanda molto prima del previsto, dicono ora gli studiosi.

Come è ampiamente risaputo, l’era neolitica fu caratterizzata dall’avvento dell’agricoltura.

Negli ultimi anni i ricercatori hanno usato il DNA antico per tracciare una diffusione al rallentatore di antichi agricoltori che 5000 anni fa dall’Anatolia si espansero per tutta l’Europa.

I coloni neolitici, che dopo aver peregrinato per tutta Europa, arrivarono in Irlanda nel 3700 a.C., costituivano il limite più occidentale di quell’espansione.

In genere, gli insediamenti neolitici irlandesi sono di piccole dimensioni e con abitazioni tutte simili. Come nelle tombe neolitiche del resto d’Europa, le sepolture mostrano deboli segni di una gerarchia e anche nei principali monumenti – come Newgrange – i resti umani sono mescolati gli uni agli altri senza segni distintivi, come se si trattasse di una tomba comune.

A seguito di questi rinvenimenti, “tra gli studiosi si era diffusa l’opinione che il Neolitico fosse stato un periodo dove vigevano caratteri egualitari”, afferma Thomas Kador, archeologo dell’University College di Londra.

Tornando al sito di Newgrange, si osserva che è attraversato da un passaggio tra le pareti rocciose che conduce ad una camera centrale. Il suo ingresso è orientato in modo che, all’alba del giorno più corto dell’anno, un raggio della luce del sole illumini la camera. “Questo fa pensare che il luogo sia stato predisposto, anche faticosamente, per un cerimoniale pubblico”, afferma la genetista Lara Cassidy, del Trinity College.

A dir la verità, in Irlanda sono molti i siti tombali che hanno caratteristiche analoghe a questa. La maggior parte dei corpi risulta cremata, ma non in questo di Newgrange, dove negli anni ’70 i ricercatori rinvennero ossa umane, etichettate poi con la sigla NG10, collocate in una nicchia decorata con pietre scolpite.

Il team di Cassidy è riuscito ad estrarre il DNA da ossa dell’orecchio di NG10 e il confronto con il DNA di altre sepolture dell’Irlanda pre-neolitica ha fatto concludere che gli agricoltori erano migrati in massa, indebolendo prima ed eliminando poi in breve tempo l’eredità genetica degli indigeni, secondo il genetista Daniel Bradley.

Il DNA di NG10 rivela anche la sua insolita genitorialità: il frutto di un incesto. Cassidy si basa su parallelismi nei documenti storici per sostenere che il figlio di un’unione incestuosa, sepolto in una tomba così importante, indicherebbe una classe dirigente ereditaria.

“Usanze analoghe sono un tabù riconosciuto presso quasi tutte le popolazioni” – afferma la studiosa – “escluso poche eccezioni, che includono i faraoni egiziani, considerati divinità che avevano necessità di sposarsi, o i fratelli delle Hawaii e dell’impero Incas che, sposandosi tra membri della stessa famiglia, concentravano in tal modo il potere.

“Ritengo che una simile dinamica sociale fosse in uso tra i coloni neolitici dell’Irlanda”, afferma Cassidy.

Esistono altri esempi. Il DNA di oltre 40 persone sepolte in altri siti neolitici depone per l’esistenza di una élite affiatata. I defunti sepolti in ‘tombe di passaggio’ sembra fossero più strettamente correlati rispetto ad altri tipi di tombe, anche se le tombe di passaggio erano separate da centinaia di chilometri ed esistettero su un arco temporale di 500 anni, tanto che si suppone che questi defunti dovessero piuttosto essere stati cugini di secondo o terzo grado.

Gli isotopi chimici nelle loro ossa mostrano che in vita questi individui si fossero nutriti di più carne rispetto ai loro contemporanei, un indicatore di stili di vita molto differenti, come sarebbe logico attendersi da appartenenti ad una classe elitaria.

Alla luce delle analisi genetiche condotte, è quindi da rivedere il Neolitico come periodo definito da caratteri egualitari, bensì come un periodo in cui erano invece presenti, anche se in fasi nascenti, caratteristiche elitarie che definivano, tra gli individui, ruoli specifici ben separati. Leonardo Debbia

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