Negli ultimi tempi, il campo della ricerca antropologica dei nostri antenati si è notevolmente ampliato; non senza una ragione. Di fatto, non si ricorre più alle sole comparazioni tra analoghi particolari anatomici e alla composizione litologica dei sedimenti che inglobano i resti fossili.
L’avvento degli studi sul DNA ha rivoluzionato di non poco le tecniche di indagine, in alcuni casi confermando alcune tesi, in altri casi sovvertendo completamente le conclusioni cui si era giunti in precedenza.
E’il caso delle popolazioni vissute circa 10mila anni fa nella Mezzaluna Fertile, l’estesa area che andava dal Medio Oriente al Golfo Persico, finora ritenute da alcuni studiosi appartenenti ad un unico ceppo, migrato dall’Africa verso l’Europa e che invece le moderne tecniche di analisi genetiche hanno ritenuto dover essere suddiviso in popolazioni distinte, separatesi tra i 77mila e i 46mila anni fa e quindi sospinte verso l’Europa in differenti ondate migratorie.
Alla luce di queste nuove rivelazioni, i gruppi di cacciatori-raccoglitori provenienti dall’Africa sarebbero stati quindi molto differenti tra loro e sarebbero passati all’agricoltura in modo autonomo l’uno dall’altro, indipendentemente dall’influenza di gruppi predecessori o coevi.
Il passaggio decisivo si sarebbe verificato all’incirca verso i 10mila anni fa, in concomitanza e forse anche grazie ai cambiamenti climatici, che costrinsero all’uso di nuove tecniche di sopravvivenza in quella parte di mondo.
La Mezzaluna Fertile, come detto sopra, copriva una vasta fascia che si estendeva dal Medio Oriente al Golfo Persico. Alla luce dei ritrovamenti antropologici e archeologici, pare che quella fosse proprio la sede più adatta per la nascita degli insediamenti che avrebbero poi dato origine a complessi sempre più organizzati, da cui si sarebbero diffusi i germi delle maggiori civiltà del mondo antico.
Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Science da Garrett Hellenthal, dell’Università della California, Los Angeles, afferma che il passaggio all’agricoltura in questa vasta regione interessò le varie popolazioni confinanti e geneticamente diverse in maniera indipendente.
“Si è ritenuto per lungo tempo che i primi agricoltori appartenessero ad un’unica popolazione geneticamente omogenea e invece ora si è scoperto che non fu così”, afferma Hellenthal, il cui team ha esaminato frammenti di antico DNA di alcuni resti fossili appartenenti ai primi agricoltori della Mezzaluna Fertile e li ha comparati con genomi fossili degli antichi agricoltori diffusi in Iran, Pakistan, Afghanistan e Asia meridionale.
I dati genetici proverebbero una separazione avvenuta tra i diversi gruppi tra i 77mila e i 46mila anni fa, un evento che porterebbe ad ipotizzare l’esistenza di popolazioni formate da individui fisicamente diversi, che avrebbero quasi certamente parlato anche linguaggi differenti.
“Sapevamo già che nella Mezzaluna Fertile le tecnologie agricole, tra cui la domesticazione di animali e la coltivazione di piante erano iniziate in zone differenti e non avevano avuto un unico centro di diffusione”, afferma Mark Thomas, co-autore della ricerca. “Ora pare proprio che popolazioni molto diverse siano giunte a soluzioni simili per fronteggiare le nuove condizioni ambientali prodotte dall’ultima glaciazione. La nascita dell’agricoltura sarebbe quindi da considerarsi un fenomeno generalizzato cui sono giunti gruppi umani distinti, sotto la spinta di identiche necessità”.
“Il DNA dei primi agricoltori europei risale agli agricoltori dell’Egeo, mentre forse gli attuali abitanti di Pakistan, Afghanistan e Iran condividono più i tratti genetici con i primi agricoltori dell’Iran”, conclude Hellenthal. “Possiamo affermare che questa eredità genetica è continuata fino all’epoca attuale, anche se ovviamente il corredo genetico è stato modificato, nel corso dei secoli, dagli incroci con altre popolazioni”.