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L’erbivoro Edaphosaurus, un rettile – mammifero

Oggi ci occupiamo di rettili, con il curioso erbivoro Edaphosaurus: un “rettile-mammifero” vissuto fra la fine del Carbonifero e la prima metà del Permiano

Scritto da Andrea Maraldi il 05.05.2014

Oggi torniamo ad occuparci di rettili, con il curioso erbivoro Edafosauro: un “rettile-mammifero” vissuto fra la fine del Carbonifero e la prima metà del Permiano, da circa 300 a 275 milioni di anni fa. Facilmente riconoscibile dalla grande “pinna” dorsale, questo rettile per il resto presentava una superficiale somiglianza con le iguane, ed è uno dei più antichi Vertebrati interamente erbivori che attualmente conosciamo.

Come già detto, Edafosauro faceva parte della famiglia dei Sinsapsidi, ossia i cosidetti “rettili-mammifero” da cui questi ultimi si svilupparono circa 200 milioni di anni fa. Edafosauro faceva parte in particolare del gruppo dei Pelicosauri, come il più noto Dimetron, che era invece un carnivoro: ancora ben lontani dall’assomigliare ai mammiferei, la caratteristica più distitiva di questi rettili era la pinna dorsale, che correva dalla base del collo a quella della coda, e che variava in forma ed estensione a seconda della specie. Essendo animali molto primitivi, ed a sangue freddo, si ritiene la vela fungesse da radiatore naturale: il rettile si posizionava al sole o all’ombra ed il sangue, passando attraverso la pinna si raffreddava o riscaldava più rapidamente, rendendo i Pelicosauri in grado di sopravvivere più facilmente in un’età del mondo in cui la Terra divenne eccezionalmente arida. E’ possibile inoltre che la pinna assumesse una colorazione vivace in certi periodi dell’anno, in modo da funzionare come efficace richiamo quando gli Edafosauri si mettevano alla ricerca di un partner per l’accoppiamento.

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edaphosaurus

Pinna a parte, la corporatura di Edafosauro, e dei Pelicosauri in genere, era notevolmente simile a quella dei varani o delle iguane: anche in termini di dimensioni, le sei specie di Edafosauro attualmente accettate dai paleontologi oscillavano fra l’1 ed i 3 metri di lunghezza, come appunto i Sauri viventi più grandi. Le differenze più notevoli erano la grossa coda, dove forse immagazzinava scorte di grasso, come fanno gli Elodermi, ed il ventre, molto largo per via della presenza di un apparato digerente molto voluminoso, adatto ad una dieta da erbivoro. Malgrado le dimensioni di tutto rispetto del corpo, questo rettile aveva una testa piuttosto piccola, dalla forma squadrata: la bocca presentava un gran numero di piccoli denti disposti in fitte “batterie”, adatti, di nuovo, ad un erbivoro. La conformazione di mascella e mandibola lascia anche pensare che fosse dotato di muscoli molto potenti, tanto che in passato si è ipotizzato che potesse anche nutrirsi di vegetali dal guscio duro e molluschi, sebbene attualmente gli studiosi lo ritengano poco probabile. Le specie più antiche di Edafosauro avevano una dentatura meno specializzata, e probabilmente si nutrivano regolarmente anche di insetti.

Come molti rettili-mammifero, l’Edafosauro, aiutato anche dal fatto che i continenti nel Permiano iniziarono a compattarsi per formare la gigantesca massa di terre emerse nota come Pangea (da cui anche la nostra rubrica prende il nome!), si è diffuso in molti angoli del pianeta: resti di questo animale sono stati ritrovati in varie parti del mondo, sebbene i fossili in condizioni migliori provengano dagli Stati Uniti, ed il particolare dal Texas. Si è probabilmente estinto a causa della competizione con altri rettili-mammifero erbivori apparsi in un secondo momento, quali i Dicinodonti: questi ultimi, più resistenti alle avverse condizioni climatiche ed in grado di mangiare praticamente ogni tipo di vegetazione con i loro grandi becchi, furono gli unici Sinsapsidi erbivori a sopravvivere alla grande estinzione di massa della fine del Permiano, ma furono poi a loro volta spinti all’estinzione nel successivo periodo Triassico, da nuovi cambiamenti climatici e dall’arrivo dei primi dinosauri erbivori.

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