Salve a tutti di nuovo dal vostro (si spera ormai!) paleo-blogger di fiducia! Volevo solo cogliere l’occasione per salutare i miei lettori, se ce ne sono (scherzo!), ed augurare a loro ed a tutta la redazione di Gaianews.it un buon Natale ed un felice anno nuovo. Inoltre ho il piacere di informarvi che Pangea Post continuerà anche nel 2015, quindi per festeggiare e per chiudere l’anno in bellezza, ecco a voi un articolo formato gigante… di nuovo Buone Feste a grazie a tutti per l’attenzione! -AM-
Abbiamo parlato già alcune volte di animali prestorici, ed in particolare di dinosauri, ricostruiti erroneamente a causa degli scarsi reperti fossili: si tratta di una pratica vecchia quasi di 200, ossia da quando i primi dinosauri sono stati ufficialmente scoperti e classificati in Inghilterra verso la metà dell ‘800, e ricostruiti come strani quadrupedi più simili a chimere mitologiche che ad animali reali. Si tratta quasi sempre di errori commessi dai paleontologi in buona fede, ma che a volte costringono studiosi ed appassionati ad abbandonare l’immagine che si erano fatti di questa o quella specie perché ormai obsoleta: spesso però si tratta di uno scambio più che equo, dato che se c’è una cosa che abbiamo imparato dai fossili è che la natura è più sorprendente di qualsiasi cosa possiamo immaginare noi stessi. E nel 2014 non una ma ben due creature preistoriche molto note agli appassionati di dinosauri ed animali preistorici hanno subito questo sorprendente “cambio di immagine”.
La prima è il grande erbivoro/onnivoro Deinocheiurs, o Deinocherio, che ha costituito per decenni uno dei più grandi misteri paleontologici in fatto di dinosauri: il suo nome significa “mani terribili”, questo perché il primo, e per decenni unico, ritrovamento fossile relativo a questa specie sono state una paio di zampe anteriori di proporzioni davvero enormi, culminanti in grandi artigli ricurvi. La fantasia di scienziati ed artisti ha iniziato a galoppare immediatamente all’annuncio di questa scoperta, con le teorie più popolari che vedevano il Deinocherio come un gigantesco predatore che dilaniava le prede con gli enormi artigli, o come un “dinosauro-struzzo” (una varietà di cui in Pangea Post non abbiamo ancora parlato) che per qualche ragione aveva raggiunto proporzioni enormi. Altre ipotesi lo vedevano come una creature meno inquietante, che conduceva uno stili di vita simile a quello di un bradipo o di un formichiere: quest’ultima branca di supposizioni iniziò a ricevere conferme indirette con la scoperta dei Therizinosauridi, come il Notronico (*link al post*) che pure erano dotati di lunghe braccia dai grandi artigli ma erano dinosauri carnivori divenuti innocui erbivori: tuttavia negli anni sono stati scoperti anche “dinosauri struzzo” di dimensioni paragonabili a quelle del Tirannosauro, come il Gigantoraptor, quindi il dubbio sulle parentele del Deinocherio rimaneva. Fino a pochissimo tempo fa.
Un nuovo studio, i cui risultati sono stati pubblicati su riviste del calibro di Nature e National Geographic, e basato su nuovi reperti notevolmente completi hanno dimostrato che nessuna delle precedenti ipotesi era completamente esatta: il Deinocherio infatti presentava diverse somiglianze con i Therizinosauridi, ma era decisamente un Ornitomimide (un “dinosauro struzzo” appunto) seppur di dimensioni eccezionali. Era un animale enorme, toccando e forse superando i dieci metri di lunghezza ed un peso di diverse tonnellate, e la sua anatomia presenta una serie di adattamenti che indicano chiaramente che conducesse uno stile di vita da erbivoro, o onnivoro opportunista. Degli Ornitomimidi conserva il lungo collo e la testa affusolata e dotata di un becco corneo privo di denti, ma a differenza dei suoi “parenti” più piccoli era una creatura lenta, forse persino impacciata, con un grande ventre atto ad ospitare un apparato digerente da erbivoro, ed una gobba simile a quella dei bisonti, come si evince dalla presenza di vertebre con prolungamenti appiattiti, costituita da muscoli e grasso. Essendo un Ornitomimide inoltre era quasi certamente coperto in buona parte di penne e piume. I grandi artigli delle zampe anteriori, che tanto a lungo hanno affascinato i paleontologi servivano molto probabilmente più per aiutarlo a procacciarsi cibo come foglie e corteccia, che a ghermire prede vive, sebbene è possibile che un animale tanto grande si nutrisse anche di carne occasionalmente, e solo in casi estremi per la difesa o l’offesa. Fu inoltre uno degli ultimi dinosauri, essendo vissuto fra i 70 ed i 65 milioni di anni fa, in Asia, e fu uno dei testimoni della grande estinzione K-T.
L’altro “caro estinto” ad aver subito un restyling radicale quest’anno è il ben più famoso Spinosauro: la fama di questo carnivoro fra il grande pubblico è esplosa nel 2001, quando una versione decisamente esagerata dell’animale fa il suo debutto cinematografico nel film Jurassic Park III, dove riesce persino ad abbattere uno degli iconici T-Rex della saga. In realtà lo Spinosauro all’epoca era noto solo grazie a pochissimi frammenti: degli unici suoi resti in stato decente ci era rimasta solo qualche foto, dato che gli originali andarono distrutti in un bombardamento durante la Seconda Guerra Mondiale. Per molto tempo le ricostruzioni di Spinosauro sono state basate sull’anatomia dei suoi parenti più prossimi, come il Suchomimus o il Baryonix, dinosauri carnivori a dir poco peculiari, con lunghi musi simili a quelli del coccodrillo e zampe anteriori insolitamente sviluppate e dotate di lunghi artigli falciformi. Caratteri che hanno spinto molti studiosi ad ipotizzare che gli Spinosauridi conducessero uno stile di vita semi-acquatico, nutrendosi di pesce, piuttosto che cacciare sulla terraferma. Ma l’immagine dello Spinosauro come nuovo “re dei dinosauri” si era già radicata nell’immaginario popolare, grazie ad un film non proprio eccelso e ad alcune stime probabilmente esagerate, che lo vedevano notevolmente più grande e massiccio del Tirannosauro.
Dal 2001 ad oggi molto è cambiato: abbiamo rinvenuto prima diversi frammenti fossili di nuovi esemplari, fra cui la “punta del muso” di un individuo adulto attualmente conservata ed esposta al Museo di Storia Naturale di Milano, ed altri elementi che hanno iniziato a suggerire che la natura di questo dinosauro predatore fosse un qualcosa di ancora mai visto : in particolare, le nuove ricostruzioni vedevano come un animale dal tronco allungato e dal baricentro notevolmente basso. Ed oggi sappiamo il perchè.
Quest’anno nuovi studi, basati su resti fossili molto più completi, ci hanno mostrato un ritratto inedito dello Spinosauro: le sue zampe posteriori erano infatti molto corte, cosa che unita alle robuste zampe anteriori ed all’addome allungato ci indicano che il nuovo “pretendente” al trono di re dei dinosauri passava la maggior parte della sua vita su quattro zampe… o perlomeno, la parte della sua vita che trascorreva sulla terraferma. Vari indizi, fra cui alcune tracce di origine chimica, trovate nei nuovi reperti e nelle rocce in cui erano inglobati ci confermano infatti che lo Spinosauro era un animale dalle abitudini anfibie, che passava molto tempo in acqua, dando la caccia a pesci (in particolare abbiamo alcuni fossili di pesci sega giganti che presentano segni di morsi compatibili con la dentatura dello Spinosauro) e coccodrilli, abbondanti nei territori del Nord Africa di circa 100 milioni di anni fa che erano la sua casa. I nuovi fossili inoltre ci confermano che effettivamente si trattava di un animale che raggiungeva una lunghezza superiore a quella media riscontrata nel Tirannosauro, ma se si parla di massa corporea in genere e muscolare particolare il T-Rex rimane ancora imbattuto… almeno per ora. Non che sia in realtà poi così importante: questi due animali non si sono mai incontrati, vivendo in epoche e continenti diversi e con stili di vita radicalmente diversi, come è stato ulteriormente confermato quest’anno. Immaginare chi dei due sia il “migliore” è come cercare di capire chi vincerebbe in un duello fra Hulk e Superman: una fantasia divertente, ma inutile e priva di risposte serie o obiettive.
E su questa nota si chiude il primo anno di Pangea Post: ringrazio di nuovo tutti quelli che mi hanno seguito, e vi do appuntamento a Gennaio, con “nuove” bizzarre creature estinte.
Buone Feste e buon 2015!