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Cui prodest? A chi giova?

Scritto da Maria Rosa Pantè il 11.11.2013

Ed ecco che ho ripreso il vocabolario di greco e, con una certa fatica anche fisica, ci vedo poco, ho ricominciato a tradurre, dopo qualche mese. E cosa ho deciso di tradurre, studiare, sondare? I presocratici, cioè quegli scienziati, filosofi, poeti, mitografi – perché ai primordi si può essere un po’ tutto – che hanno pensato e scritto e vissuto prima di Socrate.

Anassimandro

Anassimandro

Sono Talete, Democrito, Empedocle, Eraclito, Anassagora e ancora Zenone del paradosso. Sono quelli che hanno studiato l’origine, perché sono all’origine del nostro pensiero, della nostra scienza, della nostra letteratura.

Trascurati, spesso oscurati da Socrate, Platone, Aristotele, talvolta riemergono con la potenza delle loro intuizioni. Proprio per ripercorrere le origini mi son messa a tradurli.

Ne parlerò, forse, se riesco a procedere.

Il punto è che mentre faticavo sui testi (ma scritti così in piccolo), una parte della mia mente era impegnata a dirmi: ma che fai? Perché lo fai? A che serve, a te? Una fatica totalmente inutile, morirai, e non fra molto, di queste cose a te che resterà? Insomma pensieri allegri, che nemmeno l’immagine di Socrate che impara una musica prima di morire, riuscivano a scalfire.

Chi ha figli vive per la specie, per i figli, io figli purtroppo non ne ho, perché deve importarmi della specie, degli esseri viventi?

Invece di studiare potrei fare tante altre cose.

Una risposta mi è venuta ripensando allo spettacolo Ecce Homo, l’ultimo di Lucilla Giagnoni.

Trovate notizie qui: www.lucillagiagnoni.it

Io ho collaborato alla scrittura del testo, è la mia terza volta con Lucilla, esperienza bellissima, Lucilla donna fantastica, un’amica…

La Giagnoni all’inizio dello spettacolo, che è anche sull’evoluzione dell’uomo: ecce homo appunto, dice che noi veniamo su questa terra portando con noi l’eredità del passato e l’eredità è una responsabilità. Nella discussione io le ho pure detto, che, siccome nessuno mi ha chiesto di nascere, non vedo perché dovrei sentirmi responsabile. L’ho detto anche e soprattutto per spirito di ribellione, perché non sopporto costrizioni, ma so che lei ha ragione, ha ragione nel sostenere che noi dobbiamo consegnare la terra e questa eredità ai nostri figli.

E io che non ho figli? Ma è proprio vero che non ne ho?

La terra nel suo tutto, nelle sue varie forme di vita, la vita stessa è mia figlia. Ora non mi voglio “allargare”, ma è proprio così. Il che giustifica forse il fatto che io oggi abbia tradotto l’apeiron di Anassimandro? Forse sì, forse è un modo per consegnare Anassimandro ai miei figli.

Non lo so. E alla fine forse può bastare il fatto che traduco perché mi piace farlo, mi piace tenere il cervello allenato, mi piace sapere. Solo per il gusto di sapere.

Se poi l’eventuale lettore trova che nel mio scritto ci sia una larvata pubblicità dello spettacolo Ecce Homo: devo ammettere che ha ragione!

Per equanimità, aggiungo che c’è anche la pubblicità dei presocratici: buona lettura!

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