Gaianews

Quale agricoltura per un pianeta che resti abitabile?

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 05.11.2013

Come sfamare una popolazione mondiale in esponenziale aumento? Come stiamo trattando la nostra Terra? I nostri sono comportamenti sostenibili oppure stiamo consumando la fertilità dei terreni? Se lo è domandato Mary Scholes. scienziata della University of the Witwatersrand che ha pubblicato il suo articolo sulla rivista Science.

Il destino delle grandi civiltà antiche è stato spesso connesso con quello del suolo. Dal terreno arriva il cibo per il nostro nutrimento: quando i terreni erano sovrasfruttati o per altre cause naturali non erano più produttivi questo poteva significare la fine di un’intera civiltà.

Come ci stiamo comportando oggi? Secondo Mary Scholes il tipo di agricoltura basata esclusivamente sull’incremento della produttività grazie all’uso di concimi e fertilizzanti, così come lo stiamo conducendo ai nostri giorni, non è affatto sostenibile. 

Secondo Scholes la produttività di molti terreni si sta riducendo drasticamente a causa dell’erosione del suolo, dell’accumulo di salinità e dell’esaurimento dei nutrienti.

agricoltura

A questo si aggiunge che l’uso di nutrienti sta inquinando corsi d’acqua, laghi e falde acquifere, intervenendo in maniera robusta sugli equilibri degli ecosistemi.

“Coltivare terreno continuamente e per troppo tempo distrugge i batteri che convertono la materia organica in sostanze nutritive “, spiega Mary Scholes , che è professore presso la Scuola di Scienze animali, vegetali e Ambientali presso la Wits University .

Quello che la tecnologia, il miglioramento nell’irrigazione, l’uso dei fertilizzanti e della lavorazione del terreno ci forniscono, sono soltanto una falsa sicurezza. Infatti la produttività dei terreni sta diminuendo sempre di più. Secondo la scienziata in Africa, dove il pieno sviluppo nel senso dell’agricoltura deve ancora l’erosione dei terreni ha raggiunto una percentuale dell’8%.

” La fertilità del terreno è sia una proprietà biofisica che una proprietà sociale – si tratta di una struttura sociale, perché il genere umano dipende fortemente da essa per la produzione alimentare”, afferma Scholes.

La fertilità del suolo era un mistero per gli antichi. E i contadini parlano del terreno definendolo come stanco, malato o freddo , e la soluzione era  in genere quello di fare recuperare al terreno la salute con il riposo. Ora le cose sono completamente cambiate, spiega la scienziata: il suolo è visto come una materia inerte di riempire di sostanze nutritive.  

Questo approccio limitato ha portato ad un aumento senza precedenti nella produzione di cibo, ma ha anche contribuito al riscaldamento globale e all’ inquinamento delle falde acquifere, di fiumi , laghi, e degli ecosistemi costieri. Le attività connesse con l’agricoltura sono attualmente responsabili di poco meno di un terzo delle emissioni di gas serra e più della metà di queste provengono dal terreno.

La sostituzione dei processi che sostengono la fertilità nel terreno con una dipendenza da input esterni ha fatto sì che l’ecosistema del suolo e gli esseri umani diventassero vulnerabili a interruzioni nella fornitura di cibo, ad esempio a causa dell’andamento dei prezzi.

Tuttavia, non è possibile alimentare la popolazione mondiale attuale e futura con un approccio dogmaticamente “biologico” per l’agricoltura mondiale.  Secondo Scholes c’è biosogno di tenere conto della sicurezza ambientale, di tenere conto dei cicli naturali. 

L’ integrazione delle intuizioni, delle innovazioni e delle buone pratiche in agronomia, ecologia, biologia del suolo, fisica, biodiversità e allevamento delle piante insieme con una giusta governance delle risorse naturali  è l’unico percorso praticabile per alimentare il mondo e mantenerlo abitabile”, conclude Scholes nel suo articolo

© RIPRODUZIONE RISERVATA