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Elogio dell’inutile

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 27.01.2014

Prima di tutto lo scandalo dell’etimologia. 

Inutile = non utile.

E utile deriva dal latino uti, un verbo che significa usare. 

Dunque inutile ciò che non si può usare.

“E allora se non si può usare perché pensarci? Scriverne? Cercarlo? Anzi, cosa cercare?”

Ma utile è anche un bene materiale, un profitto. 

Inutile è, di conseguenza, ciò che non dà utile e dunque nemmeno profitto.

“E allora? Che lo cerco a fare? Che mi serve? Che guadagno, profitto ne ho?”

Nessuno! Qui infatti si parla di inutile.

Io penso che due cose contino nell’esistenza di ognuno: l’essenza e l’inutile.

Oggi vi propongo alcune riflessioni sull’inutile nella scienza e nell’arte. Addirittura sul rischio di perdere tempo e denaro, purché la mente umana voli nell’illimitato, sconfinato, libero cielo dell’inutile.

Einstein nel 1904

Einstein nel 1904

Ci terrei a sottolineare che questo è anche un discorso profondamente politico: il resto, che tanto appassiona i politici, sono piccole cose destinate a sparire con la loro pochezza. 

Non sto dicendo che qualunque cosa succeda inaspettatamente in laboratorio porterà un giorno a qualcosa di utilità pratica, e neppure che la sua finale utilità pratica sia la sua effettiva giustificazione. Piuttosto, sono per l’abolizione della parola ‘utilità’ e per la liberazione dello spirito umano. Certo, dovremo prevedere l’esistenza di qualche innocuo perdigiorno e la perdita di qualche prezioso dollaro. Ma ciò che è infinitamente più importante è che dovremo spezzare le catene del pensiero umano e lasciarlo libero d’intraprendere quelle avventure che, da una parte, hanno condotto Hale, Rutherford e Einstein nei luoghi più remoti dello spazio e, dall’altra, hanno scatenano l’energia imprigionata nell’atomo”.

Da un testo di Abraham Flexner, fondatore dell’Institute for Advanced Study di Princeton 

http://www.lescienze.it/news/2013/12/25/news/ich_probiere_flexner_conoscenza_inutile-1942452/?ref=nl-Le-Scienze_27-12-2013

Einstein aveva 16 anni, passeggiava attraverso gli Appennini, in Italia e sognava di viaggiare a cavallo della luce. Come gli sarebbero apparsi il mondo e la luce stessa? Einstein all’inseguimento della luce come il gatto col topo: gatto insegue topo-raggio di luce. A me che l’osservo pare proprio che il gatto correndo sempre più veloce ce la faccia a prendere il topo-raggio di luce, ma il gatto no, non ce la fa e lui lo direbbe se potesse: “Non mi ci sono nemmeno avvicinato. Il topo-luce correva alla stessa velocità ero io che mi sentivo immobile. Cos’hai visto tu? Te lo sei sognato?” Il paradosso ama i gatti. Einstein all’inseguimento della luce all’età di 26 anni riesce ad afferrare la teoria della relatività. Da allora niente sulla Terra, oltre la Terra è uguale a prima.

Stralcio delle bozze del copione di Big Bang di e con Lucilla Giagnoni, collaborazione ai testi Maria Rosa Panté. 

“Nel mondo c’è un largo spazio per l’inutile, e anzi uno dei pericoli del nostro tempo è quella mercificazione dell’inutile alla quale sono sensibili particolarmente i giovanissimi.

In ogni modo io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo e questo è uno dei suoi titoli di nobiltà. Ma non è il solo, essendo la poesia una produzione o una malattia assolutamente endemica e incurabile.”

Dal Discorso tenuto da Eugenio Montale alla consegna del Premio Nobel per la poesia.

 

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