Gaianews

L’alba del pensiero, puntata 37. Filosofia in Italia nell’800

Scritto da Alba Fecchio il 17.06.2011

Alba del pensiero - rubrica settimanale di filosofia e naturaDopo aver parlato per qualche settimana di filosofia tedesca, per lo più, la domanda che sorge spontanea in questo momento è: in Italia che accadeva nel panorama filosofico?

Siamo all’inizio del 1800. In Italia è ancora prevalente una riflessione d’ispirazione illuministica che ha le sue radici in Locke e Condillac. Una qualche influenza inizia ad esercitarla anche Vico, con la sua Scienza nuova, ristampata nel 1801.

Viene rivolta particolare attenzione alle vicende politiche, come la fallita rivoluzione napoletana, cui Domenico Romagnosi dedicherà un saggio. A ciò si aggiunge lo studio della filosofia che arriva dall’estero, e in particolare dalla Germania : Pasquale Galuppi scriverà una sorta di sintesi della filosofia da Cartesio fino a Kant che avrà una larga ricezione tra gli intellettuali italiani. Particolare spazio viene dato anche al problema della conoscenza che secondo Galuppi va analizzato più approfonditamente, anche se la conoscenza in sé sarà sempre un fenomeno inaccessibile: conosceremo sempre e solo gli effetti che essa ha su di noi. La sua personale posizione si pone a metà strada, quindi, fra Locke e Kant.

Va sottolineata una cosa, la cultura italiana di questo periodo è più interessata alla polemica letteraria fra classicismo e romanticismo. Viene preferita di conseguenza la poesia e la letteratura. Sono di questo periodo le riflessioni più acute di Ugo Foscolo, Giacomo Leopardi e Alessandro Manzoni.

Fortissimo in Italia è soprattutto però lo spiritualismo di origine cattolico che si oppone all’empirismo, al sensismo e anche al soggettivismo kantiano, riproponendo un ritorno alla filosofia cristiana del medioevo. Quello che possiamo indicare come iniziatore di tale movimento è indubbiamente Antonio Rosmini.

Sacerdote e filosofo nato a Rovereto nel 1795, amico stretto di Manzoni, è sicuramente l’intellettuale di maggior spicco in questo periodo. La sua opera principale é Il Nuovo saggio sull’origine delle idee, pubblicato nel 1830. La tesi fondamentale qui espressa è che non sia possibile porre nel soggetto il fondamento dell’oggettività del conoscere. Fare questo significa cadere nel relativismo e nello scetticismo, tipico della filosofia empirista.

Secondo Rosmini invece il conoscere è reso possibile dalla presenza in noi stessi dell’essere, idea che non può derivare né dalle sensazioni né dall’io. Tale idea infatti è innata in noi, posta ossia da Dio in noi nell’anima. In questo modo la conoscenza riceve una garanzia di veridicità in quanto riflesso dell’ente sommo. Questa posizione riprende pari pari dei passi di Plotino delle Enneadi.

Anche in sede morale Rosmini polemizza con il soggettivismo Kantiano: l’imperativo morale ( la legge che c’è in ognuno di noi, per intenderci) di Kant non ha alcun fondamento in quanto l’unico vero imperativo è esterno all’uomo e corrisponde alla volontà di Dio.

Dal punto di vista politico, anche in questo caso c’è una negazione delle concezioni liberali dello stato, in favore di un ritorno ad un “neoguelfismo”.

Fondamento dello stato deve essere quindi la Chiesa, vera depositaria di valori e di una morale oggettiva. Egli auspica una riduzione delle differenze e delle ingiustizie sociali, che tuttavia considera in parte ineliminabili, perché causate del male radicale che è nell’uomo, discendente di Adamo. L’unica felicità cui può sperare un cristiano non è in questa vita ma in un aldilà.

Rosmini, va detto, pur proponendo una posizione che possiamo definire ortodossa con le concezioni della Chiesa di Roma, evidenzierà verso la fine della propria vita, delle “piaghe” che a suo parere sarebbero da eliminare. Esse sono cinque e toccano dei punti delicati delle gestione ecclesiastica. In ordine sono: 1)l’allontanamento eccessivo fra ecclesiasti e cristiani 2) insufficiente educazione del clero 3) Disunione fra i vari vescovi causata da interessi privati 4) Nomina dei vescovi lasciata alla Chiesa. Auspica un ritorno alle elezioni da parte dei fedeli 5) Necessità di offerte libere ma non imposte ai fedeli.

La portata della riflessione rosminiana vediamo subito essere estremamente diversa da quella di Kierkegaard. L’Italia si presenta filosoficamente in questo momento arretrata, estremamente legata ancora ai dogmi della chiesa cattolica e a riflessioni interne ad essa.

La rivoluzione del pensiero moderno, ahimè, infatti avverrà altrove.

Da questo momento storico in poi, l’Italia inseguirà ciò che in Germania, in Francia e in Inghilterra si teorizzerà. M scuso per aver dovuto aprire una lunga parentesi in queste puntate sulla Filosofia della religione, ma era assolutamente necessario per comprendere il percorso storico che stiamo compiendo insieme.

 

Il film che questa settimana vi consiglio è Cous Cous, di Abdellatif Kechiche.

Buona settimana a tutti!

© RIPRODUZIONE RISERVATA