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Confusione tanta e non solo per i parchi

Scritto da Renzo Moschini il 19.09.2011

Commentando gli incontri europei a Pisa sui parchi ho sottolineato soprattutto quella che per molti versi è una novità, ossia una riflessione che ha impegnato anche i rappresentanti delle istituzioni sul ruolo dei parchi,  dopo una esperienza culturale, istituzionale e normativa che pone a livello nazionale, comunitario e internazionale importanti e inedite criticità e rischi e quindi una urgente esigenza di approfondimenti e decisioni che al momento latitano.

Il virus abrogazionista che ormai infetta in misura allarmante il dibattito istituzionale non ha permesso finora -e non solo per i parchi- di dare un senso complessivo ad una discussione che sembra inseguire soltanto e spesso in maniera grottesca, la liquidazione ora di questo ora di quel soggetto istituzionale non senza infortuni che costringono a rimediare in fretta e furia assicurando, ad esempio, che i parchi regionali non intendiamo scioglierli. Assicurazioni a cui seguono a ruota nuove proposte come la soppressione dell’ ente intermedio provincia che potrebbe rimettere in discussione anche gli enti parco regionali in quanto operanti su area vasta.

Ad ogni proposta -anche la più cervellotica- di abrogazione segue naturalmente l’ipotesi –anch’essa sovente balorda- su chi dovrebbe ereditare le funzioni rimaste orfane.

I parchi stanno dentro questo indigeribile caciucco con una particolarità non da poco e cioè che sono enti non elettivi soprattutto di programmazione e su area vasta e anche molto vasta, ma non segnata da confini amministrativi. Connotato non esclusivo dei parchi, ma anche dei bacini, sebbene questi ultimi  non siano gestiti da enti.  Sono situati insomma come un  ganglio – termine usato nel dibattito pisano con qualche riserva-  importante di quella rete che dovrebbe raccordare i diversi livelli locali e non in un sistema dove lo stato pretende di fare ciò che vuole magari a colpi di condoni. Una rete di cui nonostante la tante chiacchere sul federalismo non si intravede lo sbocco certo non dai ministeri di Monza o dai risciaqui di ampolle nel Po.

Un ganglio estremamente  importante quindi per quelle politiche ambientali che oggi battono la fiacca e a cui non giovano di sicuro né i tagli, ma neppure i tentativi di marginalizzare sempre più se non liquidare i soggetti più qualificati preposti sulla base di leggi fortemente innovative a questo scopo.

Agli effetti ovviamente negativi e non soltanto per i parchi dei tagli della manovra in corso, ma anche precedenti, si aggiungono infatti quelli non meno gravi derivanti vuoi da vecchie inadempienze governative e ministeriale vuoi da più recenti  persino provocatorie proposte normative di estromissione delle regioni dalla gestione delle aree protette marine e alla sottrazione dei ‘tratti di mare’ ai parchi regionali. E se non bastasse si pensa ad enti parco nazionali che devono ingegnarsi a procurarsi le risorse ignorando o venendo meno anche dalle loro finalità. Ecco perché il Gruppo di San Rossore parla di ‘Rilancio dei parchi’ se non vogliamo non solo disperdere i risultati faticosamente conseguiti in questi anni, ma anche pregiudicare ulteriormente le politiche di programmazione e di governo del territorio specie in campo ambientale.

Un impegno nazionale ma che investe e riguarda anche le regioni e gli enti locali nessuna esclusa.

Renzo Moschini – Coordinatore del Gruppo di San Rossore e Responsabile dei parchi di legautonomie nazionale

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