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Il nuovo coronavirus circolava da mesi in Cina prima della sua comparsa a Wuhan

Scritto da Leonardo Debbia il 26.04.2021

Utilizzando strumenti di datazione molecolare e simulazioni epidemiologiche, i ricercatori della San Diego School of Medicine presso l’Università della California, assieme ad un team di colleghi dell’Università dell’Arizona, sono riusciti a dimostrare che il virus SARS-CoV-2 probabilmente stava circolando inosservato da almeno due mesi prima che fossero descritti i primi casi di infezione umana da COVID-19 a Wuhan, in Cina.

Nel loro studio, pubblicato sulla rivista Science del 18 marzo scorso, gli studiosi riportano che una loro ricerca simulata dimostra che, in condizioni diverse, il virus avrebbe potuto estinguersi naturalmente in tre quarti del tempo intercorso dalla sua comparsa, senza provocare alcuna epidemia.

La domanda che sorge è quindi ‘per quanto tempo il virus è circolato in Cina prima di essere scoperto’ ?

Per rispondere a questa domanda è necessario poter disporre di tre informazioni: 1) come si è diffusa il Sars-CoV-2 a Wuhan; 2) la diversità genetica del virus assunta in Cina; 3) i primi rapporti di COVID-19”, dice Joel O.Wetheim, docente presso la San Diego School of Medicine dell’Università della California. “Mettendo insieme queste tre informazioni siamo stati in grado di stabilire un limite massimo di inizio della circolazione del virus, ipotizzandolo verso la metà di ottobre 2019.

I casi di COVID-19 furono segnalati per la prima volta a Wuhan a fine dicembre ma, nonostante la diffusione del virus fosse rapida, ad aprile 2020 questo era già sotto il controllo delle autorità sanitarie della regione.

A quella data, però, grazie all’alta diffusione, era già iniziata la pandemia, che aveva interessato ben 100 paesi nel mondo.

Sars-CoV-2 è un coronavirus zoonotico che si ritiene sia passato da un animale sconosciuto all’uomo, ignorando, tuttavia, quando questo ‘salto’ di specie sia di fatto avvenuto.

E’ pur vero che i primi casi sono stati associati al mercato dei frutti di mare di Wuhan, ma gli autori dello studio tendono ad escludere questo momento perchè, secondo loro, i primi casi non erano in alcuna connessione con il mercato.

I rapporti dei giornali regionali suggeriscono che le diagnosi di COVID-19 nella provincia di Hubei, dove ha sede la città di Wuhan, risalgono almeno al 17 novembre 2019, ipotizzando quindi che il virus circolasse già attivamente quando le autorità cinesi adottarono le misure di salute pubblica.

Nel nuovo studio i ricercatori hanno utilizzato analisi evolutive dell’orologio molecolare per cercare di capire quando si è verificato il primo caso (o indice) di Sars-CoV-2.

Con ‘Orologio molecolare’ si designa la tecnica che utilizza il tasso di mutazione dei geni per dedurre quando due o più forme divergono o, in altri termini, quando ancora esisteva l’antenato comune di tutte le varianti della Sars-CoV-2, che in questo studio è stato individuato per la metà di novembre 2019.

Sulla base di questo lavoro i ricercatori stimano che il numero medio di persone infettate in Cina da Sars-CoV-2 fosse inferiore a uno fino al 4 novembre 2019.

Tredici giorni dopo gli individui salivano a quattro; e soltanto a nove individui il 1° dicembre.

Verso la metà di dicembre si verificarono i primi ricoveri a Wuhan.

Gli autori dello studio hanno utilizzato una varietà di strumenti analitici per modellare come il virus Sars-CoV-2 potrebbe essersi comportato all’inizio dell’epidemia e i primi giorni della pandemia, quando non era ancora conosciuto e non si conosceva l’entità della minaccia.

Gli strumenti utilizzati includevano simulazioni epidemiche basate sulla biologia nota del virus, ad esempio la trasmissibilità.

In appena il 30 per cento circa di queste simulazioni di laboratorio il virus era stato in grado di sviluppare epidemie; nel rimanente 70 per cento il virus aveva infettato poche persone prima di scomparire e dopo otto giorni far ritenere conclusa l’epidemia media.

Più dei due terzi delle epidemie che abbiamo tentato di simulare si sono quindi estinte”

sottolinea Wertheim. “Questo significa che, se si potesse tornare indietro e ripetere per cento volte la situazione dell’anno 2019, due volte su tre il COVID -19 svanirebbe senza sviluppare una pandemia. Questa conclusione potrebbe far pensare che gli esseri umani siano costantemente bombardati da agenti zoonotici” aggiunge Wertheim, ipotizzando che “se il virus Sars-CoV-2 fosse circolato in Cina nell’autunno 2019, stando al modello della ricerca, avrebbe avuto bassi livelli infettivi; almeno fino a dicembre”.

“Detto questo, i bassi livelli di virus in Cina non sono compatibili con una contemporanea insorgenza di infezioni in Europa e negli Stati Uniti”, precisa lo studioso.

Allora perchè si è sviluppata la pandemia?

Il ceppo originale della Sars-CoV-2 divenne epidemico perchè era ampiamente disperso e perchè prosperava in aree urbane, dove la trasmissione era più facile. Nelle epidemie simulate, che coinvolgevano solo comunità rurali a minima densità abitativa, il virus si estingueva in un range dal 94,5 al 99,6 per cento dei casi.

Wertheim fa autocritica e coinvolge la comunità scientifica, affermando che la sorveglianza pandemica non era preparata per un virus come il Sars-CoV-2.

“Ci aspettavamo un virus ad elevato tasso di mortalità e invece ci tocca vedere come un virus altamente trasmissibile ma con un modesto tasso di mortalità possa mettere il mondo in ginocchio”.

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