Un nuovo studio mostra che lo screening mammografico (la comune mammografia) non salverebbe la vita alle donne. La ricerca pubblicata sul British Medical Journal, è l’ultimo prodotto lanciato in un dibattito pluridecennale sul vantaggio di questo metodo. Lo studio eseguito per 25 anni su 89.835 donne in Canada, di età compresa tra 40-59, ha sottoposto in modo casuale i volontari a mammografie annuali o altri esami del seno.
Lo studio “non ha trovato nessuna riduzione della mortalità attraverso la mammografia,” hanno scritto gli scienziati, “né nelle donne di età tra i 40 e i 49 anni, né in quelle di età compresa tra i 50 e i 59”. I risultati fanno eco a una ricerca del 2012 pubblicata sul New England Journal of Medicine che ha mostrato che la mammografia “sta avendo, nel migliore dei casi, solo un piccolo effetto sul tasso di morte per cancro al seno.”
I fautori delle mammografie spesso sottolineano che le donne a cui viene diagnosticato il cancro al seno dalla sola mammografia vivono più a lungo rispetto a quelle a cui viene diagnosticato da un esame fisico. Questo studio ha trovato invece che il vantaggio apparente è illusorio.
Per prima cosa, se un cancro è sufficientemente aggressivo e resistente al trattamento probabilmente sarà fatale indipendentemente da quando viene rilevato. Oltre a non ridurre la mortalità da cancro al seno, lo studio evidenzia che le mammografie stanno portando a una epidemia di ciò che i ricercatori chiamano “over-diagnosi.” Ovvero quasi il 22 per cento dei tumori invasivi rilevati dalla mammografia erano innocui, nel senso che non avrebbero causato sintomi o decessi.
Per quanto riguarda il Nord America e l’Europa, gli scienziati hanno scritto che “i nostri risultati supportano le opinioni che lo screening da mammografia dovrebbe essere urgentemente rivalutato dai responsabili politici, “dal momento che la mammografia annuale” non determina una riduzione sulla mortalità delle donne con un’età dai 40 ai 59 anni.”
E si focalizza sul fatto che i responsabili politici dovrebbero smettere di spingere le mammografie, ma sottolinea che questo è più facile a dirsi che a farsi: “i governi, i finanziatori della ricerca, gli scienziati e i medici possono avere degli interessi”, dal momento che la mammografia produce miliardi di dollari. Lo studio canadese fa capire che è arrivato il momento di ripensare i modelli di screening e suggerisce di tener conto non soltanto della loro efficacia, ma anche dei costi.