E’ stato scoperto un nuovo inibitore che aiuterebbe chi ha smesso di fumare a resistere alla tentazione di ricominciare a fumare. Per ora lo studio sarebbe limitato ad animali di laboratorio.
Gli scienziati hanno infatti scoperto che , secondo uno studio pubblicato il 22 ottobre sulla rivista scientifica Journal of Experimental Medicine, grazie all’azione di una sostanza di sintesi.
Liberarsi dal vizio delle sigarette è già abbastanza difficile, ma resistere alla tentazione di accendersi una sigaretta in situazioni precedentemente associate al fumo può essere la goccia che fa traboccare il vaso della resistenza a ricominciare a fumare.
Un nuovo possibile aiuto questa volta sembra essere a portata di mano. Un nuovo inibitore sviluppato da Liu Fang e colleghi presso il ‘Centre for Addiction and Mental Health’ di Toronto ha aiutato i ratti che erano stati dipendenti dalla nicotina a resistere a questa tentazione.
Liu e colleghi hanno scoperto che l’esposizione a lungo termine alla nicotina ha causato l’interazione di due recettori di altrettanti neurotrasmettitori nel cervello. Grazie a tale scoperta, i ricercatori hanno tentato di capire cosa sarebbe accaduto se avessero inibito questi due recettori.
Il risultato (almeno nei topi) è stato che la loro inibizione ha impedito questa interazione e di conseguenza il desiderio di assumere altra nicotina. Nei ratti addestrati all’auto-somministrazione della nicotina, l’inibitore ha avuto lo strabiliante effetto di interrompere la loro propensione a ricadere nel vizio (in questo caso accedendo ad una nuova dose di nicotina).
Ovviamente, trattandosi di un inibitore finora testato su cavie di laboratorio, non è detto che abbia lo stesso effetto sugli umani, e ci vorranno test clinici per dimostrare prima la sicurezza e poi l’efficacia della nuova molecola sull’uomo. Ma, almeno nei topi ‘ex-fumatori’, l’inibitore ha ridotto il numero di recidive dopo l’esposizione a stimoli ambientali in precedenza associati ad una dose di nicotina (non è dato sapere qual’è il momento migliore in un topo per ‘farsi un tiro’).
Se l’inibitore funzionerà allo stesso modo negli esseri umani, potrà fornire un nuovo potente strumento per ridurre le recidive nelle persone che hanno smesso di fumare.