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Le frane possono innescare grandi eruzioni vulcaniche

Scritto da Leonardo Debbia il 29.01.2018

I collegamenti tra fenomeni fisici naturali non sempre sono evidenti. Anzi, talvolta sono del tutto

insospettabili! Che relazione può esserci, ad esempio, tra una frana ed una manifestazione vulcanica?

Invece, una nuova ricerca, pubblicata su Nature Scientific Reports, ci informa che tra le eruzioni vulcaniche catastrofiche e i grandi movimenti franosi non solo esiste un collegamento, ma spesso le frane costituiscono proprio la causa dell’avvio di un’eruzione.

Situato nel cuore di Tenerife (Isole Canarie), il vulcano Teide, con i suoi 3718 metri sul livello del mare, in fatto di altezza, è il terzo della Terra e presenta caratteristiche significative che sono state studiate per l’occasione.

Cima del vulcano Teide (crediti: NOC – National Oceanography Center)

Cima del vulcano Teide (crediti: NOC – National Oceanography Center)

In un periodo di diverse centinaia di migliaia di anni, le eruzioni del Teide si sono susseguite in cicli di 150mila anni e gli episodi eruttivi di tipo esplosivo sono stati molto intensi, con abbondanza di materiali eiettati.

Nel tempo, questi materiali si sono accumulati fino a raggiungere anche i 5000 metri sul livello del mare. A quel punto, si è verificato un collassamento della struttura, un crollo dell’apparato che ha dato origine ad una ‘caldera’: le eruzioni successive hanno formato infatti un nuovo cono, il vulcano che troneggia oggi al centro dell’antico cratere, allargatosi tuttto attorno.

Le ricerche svolte di recente dagli scienziati del National Oceanography Center (NOC) hanno indicato che le eruzioni del passato potrebbero essere state collegate ad estese frane sottomarine. L’ipotesi si basa per prima cosa sulla constatazione che le età e la litologia delle frane e dei depositi vulcanici sono del tutto simili.

Studiando i depositi franosi, gli scienziati del NOC hanno poi osservato che il materiale proveniente dalle eruzioni vulcaniche esplosive si trovava solo negli strati superiori di ogni deposito.

A detta degli studiosi, questo dimostrerebbe che le fasi iniziali di ogni frana sarebbero avvenute in ambiente sottomarino e avrebbero preceduto un’eruzione, mentre le frane successive si sarebbero verificate dopo l’eruzione.

I risultati portano a concludere che ogni fase iniziale di una frana potrebbe aver innescato un’eruzione.

Gli stessi scienziati hanno quindi studiato i sottili strati di argille vulcaniche intercalati tra i depositi detritici della frana e i depositi detritici dell’eruzione e, in base al tempo richiesto perchè l’argilla si solidificasse in ambiente subaereo, hanno stimato che il ritardo minimo tra l’inizio di una frana sottomarina ed una successiva eruzione ammontava a circa dieci ore.

Il dr James Hunt, scienziato del NOC e autore principale di questo studio, ha dichiarato: “Fondamentalmente, questa nuova ricerca mostra che dopo una frana sottomarina iniziale possono trascorrere da dieci ore a diverse settimane prima della fine di un’eruzione.

Un processo molto diverso dall’innesco quasi istantaneo provocato dalle frane nel caso dell’eruzione del Monte Sant’Elena, avvenuta negli Stati Uniti nel 1980.

Queste informazioni potrebbero essere d’aiuto nelle strategie per affrontare adeguatamente i rischi cui si va incontro nel caso di vulcani simili al Teide, come, ad esempio, il Monte Sant’Elena”.

Ma cosa entra in gioco per influire così incisivamente sui ritardi tra l’evento franoso e l’avvio di un’eruzione?

Per quanto riguarda il vulcano Teide, il dr Hunt ipotizza che questo ritardo potrebbe essere dovuto alla scarsa profondità della camera magmatica che non consente di trattenere abbastanza vapore per generare delle eruzioni immediate di tipo esplosivo.

Tuttavia, la rimozione di materiale vulcanico da parte di movimenti franosi, alleggerendo la pressione, può far scaturire il magma da una camera magmatica già ricca di sostanze volatili, causando eruzioni vulcaniche esplosive e facilitando la formazione di una grande struttura a caldera, che si sviluppa in aree di diversi chilometri quadrati.

Le eruzioni che sfociano in una caldera sono tra le più grandi eruzioni vulcaniche sulla Terra e coinvolgono energie equivalenti all’esplosione di una bomba atomica, mentre le relative frane sono tra i più grandi movimenti di massa sul pianeta, con possibili tsunami dagli effetti devastanti.

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