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Le stromatoliti più antiche sulla Terra e la ricerca della vita su Marte

Scritto da Leonardo Debbia il 08.01.2023

L’interpretazione delle prime tracce comprovanti la comparsa della vita sulla Terra conduce spesso a conclusioni controverse tra gli studiosi, sia perché i processi abiotici (non biologici) possono produrre strutture anche abbastanza simili tra loro, sia perché questi segni fossili sono stati soggetti a processi di alterazione e metamorfismo, talvolta molto incisivi.

Le stromatoliti, strutture organo-sedimentarie stratificate, effetto di complesse interazioni tra le comunità microbiche e il loro ambiente, sono state a lungo considerate macrofossili-chiave per il rilevamento di tracce di vita nelle antiche rocce sedimentarie (processi biologici).

Stromatoliti della Formazione del Dresser (credtiti: Agenzia DIRE)

Stromatoliti della Formazione del Dresser (credtiti: Agenzia DIRE)

E tuttavia, l’origine biologica delle antiche stromatoliti è stato spesso oggetto di critica.

Un articolo, pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista Geology della Geological Society of America, utilizza una discreta gamma di tecniche analitiche avanzate bi e tridimensionali per stabilire le origini biologiche delle stromatoliti più antiche della Terra, rinvenute nella Formazione del Dresser, vecchia di 3,48 miliardi di anni, a Pilbara, nell’Australia occidentale.

Sebbene queste stromatoliti abbiano subito una forte diagenesi (trasformazione fisico-chimica di un sedimento) anche ad opera di agenti atmosferici e non abbiano conservato resti di materiali organici, un team guidato dal dr Keyron Hickman-Lewis, del Museo di Storia Natutrale di Londra, ha impiegato varie tecniche d’indagine, tra cui la microscopia ottica ed elettronica, la geochimica elementare, la spettroscopia Raman e la tomografia con luce di sincrotone, per identificare eventuali caratteristiche indicative di un’origine biologica di questi fossili.

Grazie ad una linea di imaging SYRMEP del laboratorio Etettra Sincrotone di Trieste, i reperti sono stati sottoposti ad una ricostruzione in 3D delle microstrutture presenti all’interno delle stromatoliti, con una risoluzione inferiore al milionesimo di metro.

Gli esiti di queste analisi alquanto sofisticate hanno così dato la conferma che le stromatoliti furono generate dall’azione di organismi fotosintetici.e non hanno quindi un’ origine geologica.

Le analisi hanno permesso di individuare strati morfologici non uniformi, cavità originate dal

disfacimento di materiali organici e strutture verticali a palizzata, di probabile formazione microbica, un processo indicativo di una ricerca della luce.

Assodato che la genesi di queste strutture è quindi organica e non dovuta a fenomeni geofisici, resta da capire in quale momento della storia della Terra abbiano fatto la loro comparsa, iniziando a produrre ossigeno, elemento essenziale per uno sviluppo di microrganismi e l’evoluzione in forme sempre più complesse.

Queste stromatoliti australiane sono risultate coperte da strati di ossidi ferrosi (ematite), incompatibili con la presenza di materiale organico.

Le analisi condotte possono comunque darci indicazioni per la ricerca della vita su Marte, dato che alcune rocce sulla superficie del cratere Jezero sul Pianeta Rosso sembrano avere caratteristiche simili alle stromatoliti australiane.

Questi accertamenti tanto importanti potranno essere eseguiti una volta che potremo esaminare campioni rocciosi marziani.

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