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Migrazioni umane durante l’Era glaciale dalla Cina alle Americhe e al Giappone

Scritto da Leonardo Debbia il 18.06.2023

Alcuni scienziati hanno utilizzato il DNA mitocondriale per tracciare un lignaggio femminile che potesse collegare antiche popolazioni delle coste cinesi settentrionali a gruppi umani residenti sul continente americano.

Confrontando i dati del DNA mitocondriale attuale con i dati forniti dal DNA antico, il team di studiosi ha scoperto le prove dell’esistenza di almeno due flussi migratori umani, uno avvenuto durante l’ultima éra glaciale e l’altro durante il successivo periodo di scioglimento dei ghiacci.

E’ stato scoperto inoltre che, più o meno contemporaneamente alla seconda migrazione, un altro ramo dello stesso lignaggio era migrato verso il Giappone, riuscendo così a spiegare le somiglianze archeologiche paleolitiche tra le Americhe, la Cina e il Giappone.

Lo studio è stato pubblicato il 9 maggio scorso sulla rivista Cell Reports.

La questione dell’ascendenza asiatica dei nativi americani risulta essere più complicata di quanto si sia finora ritenuto”, afferma Yu-Chun Li, antropologo molecolare presso l’Accademia cinese delle scienze e autore principale dello studio. “Oltre alle fonti ancestrali collocate fino ad oggi in Siberia, Australo-Melanesia e Sud-est asiatico, con la nostra ricerca si dimostra ora che anche la Cina costiera settentrionale ha contribuito al patrimonio genetico dei nativi americani”.

Mentre è stato a lungo ipotizzato che i gruppi primitivi americani discendessero da gruppi siberiani che avrebbero attraversato il ponte di Bering, ora nuove prove genetiche, geologiche e archeologiche attestano che furono varie le ondate di esseri umani provenienti da diverse zone dell’Eurasia attraverso altre vie di accesso.

Un team di studiosi dell’Accademia cinese delle scienze ha seguito le tracce di un lignaggio ancestrale che potrebbe collegare le popolazioni paleolitiche dell’Asia orientale con le popolazioni sudamericane di Cile, Perù, Brasile, Bolivia, Ecuador, Messico e California.

Questo lignaggio è presente nel DNA mitocondriale femminile con cui si può tracciare la linea parenterale.

Sono stati analizzati 100mila campioni di DNA attuale e 15mila di DNA antico provenienti da tutta l’Eurasia e alla fine sono stati identificati 216 individui moderni e 39 appartenenti al raro lignaggio. Confrontando le mutazioni accumulate, le posizioni geografiche e le età, datate al carbonio14, di ciascun individuo, i ricercatori sono stati in grado di tracciare il percorso di ramificazione del lignaggio, giungendo a riconoscere due eventi migratori dalla Cina costiera settentrionale verso le Americhe che, in entrambi i casi avrebbero potuto giungere in America probabilmente lungo le coste del Pacifico piuttosto che attraversando il ponte di Bering, ancora esistente, all’epoca.

Il primo di questi eventi sarebbe avvenuto tra 19.500 e 26mila anni fa, durante l’ultimo massimo glaciale, quando la calotta era maggiormente estesa e forse le condizioni del nord della Cina erano divenute inospitali per gli esseri umani.

La seconda ramificazione, favorita dal riscaldamento climatico e da conseguenti aumenti e movimenti di popolazioni, potrebbe essere avvenuta tra 19mila e 11.500 anni fa, allorchè la copertura ghiacciata stava ritirandosi, lasciando suoli asciutti e percorribili.

Gli studiosi hanno anche scoperto un legame genetico insaspettato tra nativi americani e giapponesi.

Durante la fase di deglaciazione, un altro gruppo dovette spostarsi evidentemente dalle coste cinesi settentrionali, dirigendosi verso il Giappone.

Siamo rimasti sorpresi da questa migrazione, che non avevamo previsto”, afferma Li. “E così abbiamo scoperto che questa fonte ancestrale, diretta verso nord-est, dovette contribuire al patrimonio genetico giapponese e in particolare agli indigeni Ainus”.

Effettivamente i popoli paleolitici di queste tre grandi regioni, Cina, Giappone e Americhe, condividono connessioni e tecniche molto simili, specie per quanto riguarda attrezzi quali le punte di frecce e le lance.

“Secondo noi, le connessioni del Pleistocene riguardano anche la genetica, oltre alle culture”, aggiunge Qing-Peng Kong, genetista evoluzionista dell’Accademia delle scienze e autore leader dello studio.

Sebbene lo studio si sia concentrato sul DNA mitocondriale, prove complementari desunte dal DNA del cromosoma Y suggeriscono che anche gli antenati maschi dei nativi americani vivevano nel nord della Cina, più o meno nello stesso periodo di queste antenate.

Questo studio aggiunge un altro pezzo al puzzle dell’ascendenza dei nativi americani, anche se molti elementi rimangono da chiarire.

“Le origini di alcuni gruppi sono ancora difficilmente inquadrabili in questo contesto”, afferma Kong. “Per il futuro abbiamo in programma di raccogliere e indagare su un numero ancor più grande di lignaggi eurasiatici per delineare meglio il quadro complesso delle origini dei nativi d’America”.

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