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Più uomini che donne dall’Asia verso l’Europa, 5000 anni fa

Scritto da Leonardo Debbia il 25.03.2017

Un nuovo studio, indirizzato alla ricerca specifica del cromosoma X tra i resti umani preistorici, ha scoperto che solo un numero esiguo di donne prese parte alla massiccia migrazione di esseri umani di circa 5000 anni fa dalle steppe orientali dell’Asia verso il Centro Europa.

Si era trattato invece di una migrazione mista alquanto omogenea di uomini e donne quel grande flusso che 4000 anni prima aveva esportato le pratiche agricole dall’Anatolia, introducendole in Europa.

Gli studiosi suppongono che le differenze tra le due migrazioni siano state generate da processi sociali e culturali molto diversi.

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Percentuali dei migranti maschi (in blu) e femmine (in rosso) ai principali  spostamenti di gruppi etnici verso l’Europa nel primo e nel Tardo Neolitico (credit: Mattias Jakobsson)

I dati genetici confermano che la moderna discendenza europea rappresenta un mosaico di contributi ancestrali provenienti da più ondate migratorie verificatesi nella preistoria.

I recenti studi sulla variazione genomica nei resti umani preistorici hanno mostrato che tuttavia furono principalmente due gli eventi di migrazione di massa particolarmente significativi per la comprensione dell’intera preistoria europea: l’esportazione e la diffusione neolitica dell’agricoltura dall’Anatolia, databile intorno ai 10-9000 anni fa, e la successiva ondata migratoria dalle steppe asiatiche, intorno ai 5000 anni fa.

Questi due consistenti flussi migratori, che si concretizzarono in due momenti separati, ma costellati da continui spostamenti di gruppi etnici, coincisero con grandi cambiamenti sociali, culturali e linguistici ed è stato stimato che ciascuno dei due abbia sostituito oltre la metà del patrimonio genetico dei popoli che, in quell’epoca, vivevano soprattutto nell’Europa centrale.

Ovviamente, eventi così importanti della preistoria umana possono essere studiati solo usando modelli di variazione genetica tra individui delle varie epoche e per far questo occorre poter disporre di resti fossili.

In particolare, sono fortemente indicativi gli studi delle diverse storie demografiche di maschi e femmine basati sugli antichi genomi, che sono in grado di fornire informazioni sulla complessità delle strutture sociali e le interazioni culturali di quelle popolazioni.

I ricercatori di Uppsala, in Svezia, e della Stanford University, in California, hanno studiato l’ascendenza genetica del cromosoma X in 20 resti umani di inizio Neolitico e in 16 del Tardo-Neolitico / Età del Bronzo.

Contrariamente alle ipotesi precedentemente avanzate, ipotizzando che si fosse diffuso un sistema sociale in cui la formazione di una nuova famiglia avvenisse presso la famiglia dell’uomo – sistema tipico delle popolazioni agricole – non è stata trovata alcuna prova di mescolanze condizionate dal sesso durante la prima grande migrazione che portò l’agricoltura in tutta Europa, agli inizi del Neolitico.

I gruppi maschili e femminili erano stati numericamente molto simili.

“Per le successive migrazioni attraverso le steppe dell’Asia durante la fase finale del Neolitico e la prima Età del Bronzo, invece, troviamo che probabilmente prevalsero forti tendenze a divenire prettamente maschili.

Nei resti fossili esaminati sono troppo pochi i cromosomi X lasciati dai migranti; una quantità che esprime un rapporto di dieci maschi per ogni femmina”, dice Mattias Jakobsson, professore di Genetica presso il Dipartimento di Biologia degli Organismi all’Università di Uppsala.

Perché così poche donne seguirono gli uomini negli spostamenti di popoli più recenti?

Il team di ricercatori ha trovato prove di migrazioni continue dalle steppe asiatiche verso l’Europa centrale; migrazioni però costituite principalmente di individui di sesso maschile, che

si mantennero tali per più generazioni.

I due modelli contrastanti di migrazione specifica riguardo il sesso suggeriscono una visione delle diverse storie culturali in cui avvenne la transizione neolitica, confermando anche geneticamente, il passaggio dai sistemi di vita nomade, tipica dei cacciatori, ai sistemi semi-nomadi, o più propriamente stanziali, degli agricoltori.

Non ultimo, fu l’avvento delle popolazioni che si mossero a cavallo, spinti dal desiderio di conquista di nuove terre e dalla bellicosità verso gli altri gruppi, sentimenti più confacenti agli uomini che non alle loro compagne.

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