Secondo un nuovo studio, condotto da un team di scienziati facenti capo a Sonia Seneviratne, ricercatrice dell’Istituto di Scienze dell’atmosfera e del clima presso l’ETH di Zurigo e pubblicato dal gruppo World Weather Attribution, i cambiamenti climatici dell’estate scorsa sono da ritenersi non solo la causa dell’aumento delle temperature globali, ma anche dell’aumento pari ad almeno 20 volte della probabilità di gravi eventi siccitosi nell’emisfero settentrionale.
Queste variazioni hanno avuto indubbiamente, tra l’altro, gli effetti negativi di una ridotta produzione agricola e quindi un’ulteriore pressione sui prezzi degli alimenti e sulla sicurezza alimentare.
La ricerca condotta ha rivelato che in particolare le emissioni di gas serra hanno costituito la base del riscaldamento terrestre, rendendo l’estate del 2022 una delle più calde mai registrate in Europa.
Gli studiosi hanno calcolato che con il clima attuale, che si è riscaldato di 1,2 gradi centigradi a causa delle emissioni gassose, ci si può ragionevolmente attendere che una simile siccità possa ripetersi all’incirca ogni 20 anni.
I climatologi affermano anche che, se l’uomo non fosse intervenuto così pesantemente sul riscaldamento globale, giocando quindi un ruolo-chiave, una siccità paragonabile a quella del 2022 poteva verificarsi più o meno ogni 400 anni e, per quanto riguarda l’Europa, ogni 60-80 anni.
Nel caso dell’Europa centro-occidentale, il cambiamento climatico indotto dall’uomo è stato ritenuto da 3 a 4 volte più favorevole al verificarsi della siccità agricola ed ecologica.
Questo non significa che il cambiamento climatico abbia avuto in Europa meno influenza che altrove nell’emisfero settentrionale, dove la differenza con altre regioni terrestri extraeuropee è attribuibile esclusivamente alle dimensioni delle aree geografiche.
“L’estate del 2022 ha mostrato come il cambiamento climatico indotto dall’uomo stia aumentando i rischi di siccità agricola ed ecologica con tutte le ricadute che ne conseguono”, sostiene la Seneviratne.
L’ennesima conseguenza particolarmente grave è stata la diffusa carenza d’acqua, di cui sono note le ripercussioni sulle coltivazioni e sull’approvvigionamento energetico.
“I risultati della nostra analisi danno anche un’idea del futuro che ci aspetta”, dice Dominik Schumacher, collega della Seneviratne e primo autore dello studio. “Con un ulteriore riscaldamento globale possiamo aspettarci siccità estive più forti e più frequenti”.
“Se vogliamo stabilizzare le condizioni climatiche dobbiamo ridurre ed eliminare gradualmente l’uso di combustibili fossili, che pregiudicano la quantità e la qualità dell’atmosfera, portando ai peggioramenti che ne conseguono nonchè incrementando la frequenza e l’intensità degli eventi di grave siccità ovunque nel mondo”, avverte la prof.ssa Seneviratne.