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Isola di Baffin, la fusione del ghiaccio di 40mila anni fa riporta alla luce antichi suoli

Scritto da Leonardo Debbia il 19.02.2019

Una ricerca dell’Università del Colorado Boulder (CU Boulder) ha scoperto che il ritiro dei ghiacci nell’Artico canadese ha fatto tornare alla luce del sole estese porzioni di terreno rimaste coperte dalla coltre ghiacciata per oltre 40mila anni.

Lo studio, peraltro, sottolinea che la regione sta vivendo oggi il suo secolo più caldo che si sia mai verificato in 115mila anni.

La notizia è stata pubblicata dalla rivista Nature Communications.

I ricercatori fanno sapere di aver utilizzato il metodo del radiocarbonio per determinare l’età delle piante raccolte ai bordi di 30 piccole calotte glaciali sull’Isola di Baffin, un lembo di terra coperta per la maggior parte dal ghiaccio, che è situata ad ovest della Groenlandia, dove, negli ultimi decenni, è stato registrato un significativo riscaldamento estivo.

Veduta aerea dell'Isola di Baffin, Canada (crediti: Tyler Olson)

Veduta aerea dell’Isola di Baffin, Canada (crediti: Tyler Olson)

 

“L’Artico in questo momento sta riscaldandosi da due a tre volte più velocemente del resto del globo”, sostiene Simon Pendleton, ricercatore dell’ Institute of Arctic and Alpine Research (INSTAAR) presso la CU Boulder, nonchè autore leader dello studio. “A seguito di questo riscaldamento accelerato, anche i ghiacciai e le calotte polari si sciolgono più rapidamente”.

L’isola di Baffin, per estensione, è la quinta isola del mondo ed è caratterizzata da profondi fiordi, separati da altipiani e bassorilievi. Il ghiaccio sottile dell’altopiano costituisce un deposito naturale per organismi rimasti inglobati nella massa ghiacciata, conservando perciò per millenni antichi muschi e licheni nella loro originaria posizione di crescita.

“Abbiamo esplorato i bordi del ghiaccio in ritirata, abbiamo campionato piante che sono rimaste esposte all’aria aperta conservate su antichi suoli solo per poco tempo e le abbiamo datate con il radiocarbonio per avere un’idea del periodo in cui il ghiaccio aveva ricoperto e successivamente lasciato liberi quei luoghi”, afferma Pendleton. “Dato che le piante morte vengono asportate con facilità dal terreno, l’età, calcolata con il radiocarbonio, delle piante rimaste attaccate al suolo indica l’ultimo periodo in cui le estati sono state calde; in media, come quelle del secolo scorso”.

Durante il mese di agosto 2018, da 30 diversi siti su Baffin, i ricercatori hanno raccolto campioni di piante che mostravano diversi stadi di crescita ed differenti esposizioni alla luce solare. Oltre a queste, dai siti sono stati prelevati anche campioni di quarzo per stabilire con più esattezza possibile l’età e la storia della copertura di ghiaccio dell’isola.

Gli esami in laboratorio hanno consentito di appurare che in tutte e trenta i siti queste antiche piante sono rimaste sotto il ghiaccio per almeno 40mila anni di continuo.

“Mentre la biologia ha potuto disporre di tre miliardi di anni per sviluppare schemi di adattamento al fine di evitare che gli organismi soccombessero ai cambiamenti climatici, i ghiacciai non avevano alcuna strategia di sopravvivenza”, ironizza Gifford Miller, docente di Scienze geologiche alla CU Boulder e autore senior della ricerca. “Se le estati sono calde, il ghiaccio si ritira in pochissimo tempo. Ma se la temperatura scende, i ghiacci avanzano, rendendoli ottimi punti di riferimento per documentare le variazioni della temperatura estiva”.

Se confrontati con i dati delle temperature desunti dalle carote di ghiaccio di Baffin e della Groenlandia, si è visto che, nell’arco di 115mila anni, le temperature degli ultimi cento anni rappresentano il secolo più caldo per la regione. Se questo trend proseguisse, l’isola di Baffin nei prossimi secoli potrebbe essere completamente priva di ghiaccio.

“Di norma, ci si aspetterebbe di vedere le diverse età delle piante in funzione delle diverse condizioni topografiche in cui sono state rinvenute”, afferma Pendleton. “Ad esempio, una posizione elevata avrebbe potuto trattenere il ghiaccio più a lungo. Invece, l’entità del recente riscaldamento è stata talmente alta che tutto il ghiaccio va sciogliendosi dappertutto”.

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