L’aumento del livello dei mari terrestri a seguito della fusione dei ghiacci provocata dal riscaldamento globale è fonte di non poca preoccupazione per la sorte delle città e dei paesi costieri.
Questa preoccupazione tuttavia non dovrebbe riguardare solo il mare.
Nelle dissertazioni degli studiosi sugli effetti dei cambiamenti climatici si stanno proponendo ora anche le osservazioni sugli aumenti di livello delle acque interne; in particolare, quelle dei fiumi.
E’ profondamente sbagliato (o comunque, limitato) pensare che risiedere lontano dalle aree costiere costituisca una garanzia o una valida protezione contro le conseguenze dei cambiamenti climatici.
Una nuova ricerca, condotta dall’Università della Carolina del Sud, mostra che anche l’innalzamento dei fiumi rappresenta un pericolo, sia per la costa che per l’entroterra.
Steve Dykstra, ricercatore della School of the Earth, Ocean and Environment presso l’Ateneo statunitense, afferma che gli scienziati dovrebbero porre una maggiore attenzione a quanto il cambiamento climatico stia influenzando i fiumi e cosa significhi l’innalzamento di livello di questi per coloro che ritengono di mettersi al sicuro lontano dalle inondazioni costiere.
Dykstra sostiene che, quando si parla di inondazioni delle coste a seguito dell’aumento di livello del mare, i processi fluviali vengono molto spesso ignorati, mentre invece il climate change, rende queste inondazioni sempre più frequenti e distruttive.
La ricerca, condotta in collaborazione con Brian Dzwonkowski, ricercatore di scienze marine dell’Università dell’Alabama meridionale, Mobile, è sfociata in uno studio regionale sulle precipitazioni e sui livelli e le portate dei fiumi che si immettono nel Golfo del Messico nord-orientale, ed è il primo studio che mostra le conseguenze del riscaldamento globale su questa tematica.
In sostanza, è emerso che se aumenta il numero di precipitazioni che si spostano più velocemente a valle, verso la costa, il fenomeno comporta maggiori inondazioni fluviali ed una maggiore probabilità di inondazioni composte; quelle inondazioni in cui le violente mareggiate oceaniche vengono in contatto con maggiori volumi d’ acqua scaricati dai fiumi.
L’attuale ricerca sulle inondazioni costiere si concentra principalmente sugli effetti del riscaldamento degli oceani, trascurando però gli effetti delle inondazioni fluviali, che possono combinarsi con il sollevamento del livello marino e creare difficoltà ancora maggiori per le regioni costiere.
“L’atmosfera più calda provoca precipitazioni più intense e interi bacini idrografici vengono coinvolti.
Dykstra sta cercando di far convergere l’interesse degli studiosi delle acque dolci con le vedute degli studiosi marini, al fine di colmare una lacuna di conoscenze che, secondo lui, debbono integrarsi per comprendere appieno i rischi di un’alluvione, adottando un approccio che è sempre mutevole nel tempo.
Lo scienziato ha esaminato 90 anni di dati fluviali e 120 anni di dati sulle precipitazioni per distinguere i processi fluviali naturali da quelli causati dai cambiamenti climatici.
A seguito dei risultati raggiunti, Dykstra auspica che, quando si considerino le inondazioni costiere, gli interessi degli scienziati siano concordi con quelli dei politici e che i set di dati utilizzati tengano conto di periodi di tempo significativi e non limitati a eventi episodici.
Solo con un’attenta e completa valutazione dei fenomeni si potranno in futuro limitare gli effetti di questi eventi meteo che ci si aspetta accadano sempre più di frequente.