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Fukushima, dopo 2 anni da disastro ancora nessuna compensazione vittime

"L'industria nucleare dunque non solo non paga per i danni che provoca, ma è un vicolo cieco dal punto di vista delle prospettive future"

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 08.03.2013

Greenpeace denuncia che a due anni di distanza dal terremoto in Giappone che ha causato il secondo disastro nucleare più grave della storia, non sono ancora state risarcite le vittime.

Rilevatore Geiger. Foto scattata presso la cittadina di Iitate, a 40 km da Fukushima indica 7,66 micro-sievert per ora. Crediti: GreenpeaceL’11 marzo 2011 si verificava il disastro di Fukushima, il secondo più grave della storia dell’industria nucleare dopo Cernobyl. Sono 160 mila i cittadini che sono stati evacuati forzatamente e decine di migliaia quelli che lo hanno fatto volontariamente. Vite distrutte, senza che ancora una sola persona abbia avuto una compensazione adeguata per i danni sofferti. A loro sono dedicate le iniziative intraprese in questi giorni da Greenpeace in varie parti del mondo.

Nel nuovo rapporto di Greenpeace “Fukushima Fallout”, l’associazione ambientalista accusa i fornitori delle tecnologie nucleari: “Non solo la responsabilità civile di chi fornisce le tecnologie nucleari è pari a zero – dunque chi ha fornito i reattori o le componenti tecnologiche non è legalmente chiamato a rispondere in caso di incidente – ma paradossalmente due delle imprese che hanno fornito le tecnologie che hanno contribuito a provocare l’incidente – Toshiba e Hitachi – sono coinvolte nelle operazioni di bonifica, dunque lucrano su un incidente di cui sono in qualche modo corresponsabili.”

Dopo il disastro, la compagnia che gestiva la centrale nucleare è stata nazionalizzata. Anche questo è fonte di critica da parte di Greenpeace: “A fronte di un danno stimato fino a 169 miliardi di euro, è stata nazionalizzata l’azienda proprietaria dell’impianto: a pagare il conto saranno i contribuenti giapponesi. Se guardiamo le convenzioni sulla responsabilità civile in campo nucleare, vediamo che o esistono limiti molto ridotti alle compensazioni cui è tenuta l’azienda esercente dell’impianto oppure di fatto non esistono strumenti finanziari di protezione. Nel caso di catastrofe nucleare a pagare sono i cittadini, sia in termini di salute e distruzione delle loro vite che economici.”

Inoltre, Greenpeace ricorda come sia ancora lunga la strada per tornare alla normalità a Fukushima : “la situazione è ben lungi dall’essere stata risolta: la catena alimentare contaminata, enorme la quantità di rifiuti radioattivi provenienti dalle operazioni di bonifica (29 milioni di metri cubi), lunghi i tempi e i costi dello smantellamento dei reattori, la cui situazione è tuttora precaria con grandi quantità di acqua radioattiva di raffreddamento da dover stoccare.”

Infine, l’associazione conclude nel comunicato: “L’industria nucleare dunque non solo non paga per i danni che provoca, ma è un vicolo cieco dal punto di vista delle prospettive future. Esistono alternative più sicure e pulite su cui basare un futuro sostenibile.”

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