Io non so da dove incominciare. Quanti anni ho? Quasi 54, quante riforme della scuola ho vissuto? Me ne vengono in mente 5. Tutte epocali, tutte durate il tempo d’un ministro, quello che le aveva proposte. Le parole poi son quelle: merito, informatica, centralità del docente, valutazione.
La parola studio, non so come, non c’è mai.
Su questo sono all’antica, all’antichissima. Scuola per me è studio, tenendo conto che nella parola studio è insito non solo l’impegno, ma anche il piacere, il gusto, la gioia.
L’altra parola mai citata che è essenziale nell’apprendimento è: attenzione, una parola che sta alla base del pensiero di Simone Weil sul tema dell’educazione.
L’attenzione come atto, attitudine, atteggiamento fondamentale per apprendere, un apprendere che deve sempre essere anche un piacere.
Certo parlare di attenzione in questo mondo è uno scandalo e anche parlare di studio e di amore del sapere.
Tutto qui, tutto qui.
Nessuna riforma si occupa di questo, di creare le condizioni perché lo studente studi, perché lo studente sia educato all’attenzione.
Studio e attenzione.
Poi tutto il resto. Cioè imparare a usare le nuove tecnologie. Valorizzare il merito. Fare alternanza scuola-lavoro. Ecc.
Ma senza quelle due condizioni le altre sono parole vuote.
La scuola non dovrebbe essere ancella della società, nemmeno specchio della società, ma guida!
È il mio pensiero fisso, ci sono stati momenti in cui la scuola ha avuto questo ruolo, certo era una scuola per pochi, parlo dell’Umanesimo, del Rinascimento. Il momento d’oro dell’Italia che parte da cambiamenti profondi nel modo di educare.
Sto sognando lo so.
La mia esperienza personale a mo’ di esempio. Da tempo sto cercando di forzare un po’ il sistema, addirittura di entrare nei meccanismi economici della scuola, ma è difficle, praticamente impossibile.
Sto proponendo, a partire dalla mia Regione, il Piemonte, un’idea di rete di istituti che parta dalla istituzione la quale dovrebbe mettere a disposizione delle scuole degli strumenti educativi e amministativi uguali per tutti e gratuiti perchè appunto gestiti dall’Istituzione insieme alle scuole. Parlo del registro elettronico (farlo open source comporterebbe il risparmio di migliaia di euro per scuola superiore che è una bella cifra), poi un sito di didattica online che potrebbe aiutare i ragazzi a recuperare, ad approfondire, che potrebbe servire ai docenti, all’educazione permanente.
Purtroppo le cose non prendono piede, non prendono forma.
Da una parte i docenti sono stanchi, spesso senza saperlo si ammalano, il burn out e altre forme di disagio. Poi certo anche nella scuola c’è chi è più attivo, chi meno e questo andrebbe valutato (ma come? Il come è domanda essenziale).
In Regione, dunque sul versante politico, ho parlato con una persona che ha capito, ma m’è parsa soverchiata dalle emergenze, quindi impossibilitata a programmare.
Nell’Ufficio Scolatico Regionale ho trovato un immobilismo tipico della burocrazia. Cortesia, ma scetticismo, incapacità di smuovere le cose, quasi fatalismo.
Questa la mia esperienza personale, non credo sia l’unica anzi.
Non ho dimenticato gli studenti che spesso e per fortuna sono gli unici a fare la differenza. Ma per quanto? Per quanto ce la faranno a restare vivi?
La scuola auspicabile, la scuola che crea cittadini, la scuola che guida una società non è un’invenzione, qualcuno ne aveva ampiamente scritto: il costituzionalista Pietro Calamandrei.
In questo video forse una proposta di scuola ancora valida: https://www.youtube.com/watch?v=RhpEy6rrYqQ
Il sito di didattica online: www.campustralenuvole.it
La proposta di legge di iniziativa popolare sulla scuola che consiglio vivamente di sostenere: http://lipscuola.it/blog/