I pannelli fotovoltaici cinesi sono penetrati nel mercato europeo a prezzi stracciati, gli investitori hanno importato grandi partite in poco tempo, mentre diverse aziende produttrici occidentali hanno chiuso i battenti. Da qui la proposta di dazi anti-dumping.
La Cina risponde aprendo un’inchiesta sui prezzi del vino europeo che sembrano sbilanciare la produzione vinicola del Paese.
Dumping, in economia rappresenta la vendita di un bene o di un servizio presso un mercato estero ad un prezzo inferiore rispetto il prezzo di vendita o di produzione del bene stesso presso il proprio mercato nazionale.
Possiamo individuare il Paese esportatore nella Repubblica Popolare Cinese, mentre il Paese importatore può essere rappresentato dall’Europa degli Stati Membri.
La crescita dell’economia verde avvenuta nell’ultimo decennio in tutta Europa ha dato origine ad estesi mercati intercontinentali, ingenti flussi di materiali e denaro.
I business plan dei fondi d’investimento giravano molto meglio acquistando i pannelli cinesi, il cui prezzo unitario era quasi dimezzato rispetto quello di un pannello tedesco. In alcuni paesi sono stati introdotti incentivi più remunerativi per gli impianti che montavano pannelli “made in Europe”, questo ha spinto l’investitore a rivolgersi maggiormente al mercato proprio, tuttavia il gap di prezzo tra i due prodotti non è stato considerevolmente contenuto. Occorre sottolineare che il dibattito è stato in molti casi acceso, soprattutto a seguito del fallimento di diverse aziende del settore.
La decisione presa dal vecchio continente è stata quella di inserire dei dazi anti-dumping sui pannelli di importazione cinese, in modo da riequilibrare il mercato e favorire la concorrenza. I dazi dovrebbero avere un’impostazione graduale, prima dell’11% poi del 47%. A tal proposito il comitato IFI, che racchiude circa l’ottanta percento delle aziende italiane che producono celle, si è detta insoddisfatta in quanto il dumping cinese si aggirerebbe attorno all’88%.
La Germania, assieme a quanto pare ad altri tredici Stati Membri, si è schierata contro le misure punitive, dichiarando di dover trovare una soluzione diplomatica.
Se individuiamo ora il Paese esportatore nel vecchio continente, nell’Italia o nella Francia, meno nella Germania, e il Paese Importatore nella Repubblica Popolare Cinese, la pratica del dumping può essere vista nel mercato del vino.
La Cina ha aperto un’indagine di questo tipo sui prodotti vinicoli di produzione europea. Le sovvenzioni elargite dalla Comunità Europea creerebbero situazioni di squilibrio per il mercato interno, da qui il ricorso all’anti-dumping.
La correlazione tra i due casi non è dovuta, ma non è difficile intuire che quella cinese possa essere una forma di rivalsa, una spallata di mercato verso la UE. L’importanza di questo uno-due non sta solo nella preoccupazione per la possibilità di perdita di fette di produzione e quindi di lavoro, ma nella contrapposizione di due modelli produttivi che presto o tardi dovranno convergere al fine di mantenere libero il mercato a favore dell’abbassamento dei prezzi per i consumatori finali.
Fotovoltaico e vino come morbida guerra economica, che non rappresentino un precedente per i futuri scambi globali, che vedono la Cina in forte espansione e l’Europa in forte crisi.
Come sembrano seri i cinesi!
Riceviamo navi di porcherie dalla Cina ,prodotti fuori norma, pericolosi, inquinanti e destinati al mercato nero.
Insieme con porcherie ci mandano poveracci schiavizzati che per un tozzo di pane lavorano 12-14 ore al giorno rigorosamente in nero togliendo quindi lavoro ai nostri italiani.
Rimandiamoli da dove sono venuti e senza tanti complimenti.