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Avatar fossili e paleontologia moderna

Nuove tecniche per la visualizzazione dei fossili stanno trasformando la nostra comprensione della storia evolutiva

Scritto da Leonardo Debbia il 28.05.2014

Nuove tecniche per la visualizzazione dei fossili stanno trasformando la nostra comprensione della storia evolutiva, secondo un documento pubblicato da alcuni paleontologi dell’Università di Bristol.

Tradizionalmente la paleontologia ha proceduto lentamente, con singoli studiosi che lavoravano per anni o addirittura decenni sulla interpretazione di fossili riportati alla luce dal lungo seppellimento nelle rocce, asportando un granello di sabbia dopo l’altro con l’aiuto di una strumentazione quasi artigianale, fatta di minuscole pinze da dentista od orologiaio, piccoli scalpelli, aghi e lenti.

avatar e paleontologia

Ricostruzione digitale di un cranio di un dinosauro Erlikosaurus (crediti:  Stephan Lautenschlager)

L’introduzione della tomografia a raggi X ha rivoluzionato e mandato in soffitta questi metodi di indagine, permettendo una estrazione virtuale dei fossili dalla roccia, molto più veloce dell’estrazione fisica, consentendo di preparare i campioni da analizzare a mano e senza il rischio di danneggiare i fossili.

Gli avatar fossili che vengono riprodotti rivelano non solo caratteristiche anatomiche e dettagli neanche pensabili prima d’ora, ma possono essere anche studiati ‘in contemporanea’ da altri ricercatori, stimolando pareri e ipotesi di studio e accelerando così la ricostruzione della storia evolutiva.

Queste tecniche hanno consentito ai paleontologi di spiegare, ad esempio, il perchè i dinosauri sauropodi avessero colli così lunghi, sottoponendo i fossili ad analisi biomeccaniche, le stesse utilizzate dagli ingegneri per progettare ponti, edifici o aerei.

Tuttavia, gli studiosi di Scienze della Terra dell’Università di Bristol mettono in evidenza come di fatto non si stiano realizzando i benefici della nuova tecnologia e purtroppo tutto rimanga sul piano teorico.

 John Cunningham, l’autore principale di uno studio sulla materia, dichiara: “In pratica, non abbiamo le infrastrutture adatte per archiviare e condividere l’ampia massa di dati che descrivono i fossili e le politiche adottate dai vari Paesi ne impediscono, a mezzo copyright, la condivisione dei dati sotto il profilo legale”.

“La crescente disponibilità di avatar fossili ci permetterà di riportare in vita ‘virtualmente’ le specie estinte, apprendere la loro biologia, sapere come vivevano, come si muovevano”, aggiunge il co-autore Stephan Lautenschlager. “Tuttavia, spesso siamo frenati dalla limitata conoscenza della biologia delle specie attuali cui facciamo riferimento nei nostri confronti”.

Ma il dr. Imran Rahman, che ha anch’egli partecipato allo studio, conclude, con un pizzico di ottimismo: “I paleontologi fanno comunque i loro avatar e li mettono a disposizione di chiunque voglia avere un modello di riferimento, sia per la ricerca , sia per l’insegnamento o semplicemente per il piacere di averne uno”.

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