Un team di ingegneri americani ha introdotto un nuovo tipo di cella a combustibile che potrebbe produrre l’elettricità direttamente dalle acque reflue, aprendo una nuova porta ad un futuro in cui gli impianti di trattamento delle acque reflue non solo potranno produrre la propria energia, ma venderanno anche l’energia elettrica in eccesso.
Gli scienziati dell’Università statale dell’ Oregon negli Stati Uniti, hanno sviluppato una nuova tecnologia che per ora è in grado di produrre tra 10 e 50 volte più energia elettrica per volume, rispetto alla maggior parte degli altri approcci che utilizzano le celle a combustibile microbiche, e 100 volte di più dell’energia elettrica rispetto ad alcuni altri approcci.
Secondo i ricercatori, questa tecnologia potrebbe cambiare finalmente il modo in cui vengono trattate le acque reflue in tutto il mondo, sostituendo ampiamente il processo biologico a fanghi attivi che si usa almeno da un secolo. Questo nuovo approccio produrrebbe una quantità significativa di elettricità mentre si depurano effettivamente le acque reflue.
I risultati sono stati pubblicati su Energy and Environmental Science, una rivista specializzata fondata dalla Fondazione Nazionale della Scienza degli Stati Uniti.
“Se questa tecnologia funzionerà su scala commerciale, cosa che crediamo succederà, il trattamento delle acque reflue potrà essere un grande produttore di energia e non un costo energetico enorme,” ha dichiarato Hong Liu, professoressa del dipartimento di Ingegneria Biologica ed Ecologica dell’Università statale dell’Oregon. “Questo potrebbe avere un impatto nel mondo intero, risparmiando i soldi, fornendo un miglior trattamento dell’acqua e promuovendo l’energia sostenibile.”
Gli esperti stimano che circa il 3 per cento dell’energia elettrica consumata negli Stati Uniti e negli altri paesi sviluppati si utilizza per trattare le acque reflue e che la maggior parte di questa elettricità è ottenuta dai combustibili fossili che contribuiscono al riscaldamento globale.
Fino a qualche anno fa i sistemi non erano convenienti perchè producevano meno energia di quella necessaria per la bonifica. Invece oggi con l’avanzamento delle tecnologie, l’energia che si ricava dai processi è maggiore di quella che si utilizza per innescarli.
Attualmente, questi scieziati hanno provato il sistema in scala reale nel laboratorio e il loro prossimo passo sarà una ricerca pilota.
L’approccio potrebbe anche avere un particolare valore nei paesi in via di sviluppo, in cui l’accesso all’elettricità è limitato e il trattamento del liquame nei siti remoti è tanto difficile o quasi impossibile.
La capacità dei microbi di generare l’energia elettrica è conosciuta da decenni, ma solo recentemente sono stati ottenuti gli approcci per produrre una quantità abbastanza alta di elettricità per uso commerciale, scrive Science Daily.