È notizia di questi giorni la creazione di un nuovo dispositivo ibrido solare-microbico, in grado di produrre una fonte autosufficiente di combustibile a idrogeno a partire da due semplici elementi: il sole e le acque reflue.
L’idea è stata sviluppata da un gruppo di ricerca dell’Università di Santa Cruz (California), con a capo il chimico Yat Li. “Le uniche fonti di energia necessarie – ha dichiarato Yat Li – sono delle acque reflue e la luce del sole. Il dispositivo potrebbe fornire una nuova soluzione che può soddisfare contemporaneamente l’esigenza di trattamento delle acque reflue e la crescente domanda di energia pulita”.
Si tratta di un dispositivo auto-polarizzato per la generazione di idrogeno, che attraverso la combinazione di una cella a combustibile microbica (MFC) e una cella solare fotoelettrochimica (PEC), da un lato, grazie ai microbi, trasforma i liquami in energia elettrica e dall’altro usa l’energia solare per scindere le molecole d’acqua in ossigeno e idrogeno, simulando il processo di fotosintesi. L’idrogeno, infine, viene utilizzato come fonte di energia pulita.
Inizialmente, per produrre idrogeno, i ricercatori avevano realizzato celle a combustibile microbiche e celle fotoelettrochimiche separate, senza ottenere risultati degni di nota, anche perché necessitavano di una fonte di energia supplementare per la scissione dell’acqua, rendendo troppo costosa un’eventuale loro produzione su larga scala.
Il dispositivo, attualmente ancora un prototipo, produce un quantitativo di gas idrogeno ad un tasso medio di 0,05 m3/giorno. Il team continuerà nella sperimentazione presso l’impianto locale di trattamento delle acque reflue. “L’MFC sarà integrato con i gasdotti esistenti dell’impianto affinché ottenga un rifornimento di acqua continuo e la PEC sarà istallata all’aperto perché possa ricevere l’illuminazione solare naturale”.
Questa scoperta, qualora confermasse i risultati promettenti della fase prototipale, potrebbe rappresentare una grande opportunità, comportando anche significativi benefici, per i Paesi emergenti, ma anche per quelli sviluppati sempre alla ricerca di sistemi per sfruttare le acque di scarico copiosamente prodotte ogni singolo giorno.