Siamo giunti al termine, anche di questo viaggio nietzschiano, che ci accompagna da ormai due settimane. Dobbiamo trarre alcune conclusioni e capire soprattutto quanto e come una personalità come quella di Nietzsche abbia influenzato il Secolo.
E’ necessario da parte mia dirvi che non ho voluto insistere particolarmente né su alcuni concetti, strettamente filosofici e per specialisti, né sul legame da molti ipotizzato, tra le condizioni di salute del filosofo e l’evoluzione del suo pensiero.
La ragione è soltanto una: considero questa ipotesi una fandonia, un modo per denigrare uno dei geni del Novecento. Nietzsche sprofondò nella pazzia molto presto all’età di trent’anni circa. Le cause possibili possono essere molteplici: dal decadimento celebrale per il troppo carico di lavoro- il nostro filosofo restava anche giorni senza staccarsi dallo scrittoio-, ad una malattia ereditaria, alla sifilide presa in giovane età. Questo, oltre ad essere una curiosità che riguarda la sua vita, non credo abbia alcuna rilevanza oggettiva sulla sua filosofia.
E’ indubbio che il filosofo tedesco, in qualche modo, abbia costituito un punto di riferimento per l’ideologia nazista, in seguito alla deformazione del suo pensiero, operata postuma, in particolare con la pubblicazione di un’opera che viene intitolata Volontà di Potenza. Tale concetto viene espresso come se fosse centrale nella filosofia di Nietzsche. La volontà di potenza sarebbe la definizione di un ordine mondano per cui ai più forti spetterebbe il comando e il potere, ai più deboli la sottomissione.
Questo modo di interpretare il filosofo, che trova come suo massimo esponente Alfred Baumler. Vi sono però numerose lacune e minimizza molti punti della dottrina nietzschiana come l’eterno ritorno dell’uguale (che noi abbiamo affrontato solo marginalmente riguardo al concetto del Nichilismo. In breve per Nietzsche la storia è come se fosse una sfera, e ha un andamento ciclico. Di conseguenza non si può parlare di reale progresso verso un miglioramento costante, ma solo di passaggio di epoche in uno schema già definito cui non è possibile sfuggire).
Altri filosofi si trovano alle prese con l’interpretazione nietzschiana. Karl Jaspers evidenzia la vicinanza su molti punti fra il filosofo tedesco e Soren Kierkegaard in quanto entrambi sono alla ricerca di un orizzonte esistenziale che dia una sorta di senso alla morte, vedendo però la società come nulla.
Lowit invece interpreta Nietzsche in chiave morale. Dalla morte di Dio consegue il nichilismo, cioè la negazione di tutti i valori. Nietzsche non ne propone altri, ma colloca nello spazio rimasto vuoto, la vita stessa. E’ oltre-uomo l’unica soluzione delineata dal filosofo, vale a dire la nascita di una vera e propria umanità.
Heidegger interpreterà il nostro filosofo tedesco in un modo se si può dire molto singolare, che farebbe presumibilmente rivoltare nella tomba il povero Friedrich, definendolo nel 1960 “ l’ultimo metafisico dell’occidente” e interpretando tutta la sua filosofia come una gigantesca costruzione metafisica, nella quale “la volontà di potenza definisce l’Essere e l’eterno ritorno, la modalità in cui esso si dà.” Vi chiedo un po’ di pazienza, capirete tra qualche settimana cosa si intenda con questa frase.
Nel dopoguerra si tenta finalmente di operare una netta separazione tra la filosofia di Nietzsche e il nazismo. Si pubblicano nuove edizioni critiche delle opere, si eliminano le interpolazioni e le aggiunte postume.
E’ indispensabile sottolineare che il pensiero di Nietzsche ha avuto una diretta influenza su importanti figure del Novecento, uno su tutti sul fondatore della psicanalisi Sigmund Freud. E’ lo stesso Freud a dichiarare di essere arrivato a tesi molto simili a quelle di Nietzsche soprattutto riguardo all’Es, all’idea di considerare che esista una preistoria dell’umanità inscritta nell’inconscio, all’importanza della pulsione istintuale come base dell’agire umano.
Dal punto di vista letterario le influenze che esercitò Nietzsche sono a dir poco innumerevoli. Si parte da Gabriele D’annunzio, passando per Thomas Mann, per arrivare a Richard Straus che compone la sinfonia Così parlò Zarathustra.
La mia speranza è di essere riuscita a farvi incuriosire a questa personalità molto discussa. Nietzsche mi è sempre apparso come l’emblema del Novecento: il travaglio personale e la sofferenza sono tangibili ad ogni pagina che si legge, ma questo non deve impedire di guardare avanti verso un futuro che appare fin dall’inizio utopico, ma necessario per continuare a vivere.
Il film che vi consiglio questa settimana è Basta che funzioni, di Woody Allen.