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Le placche terrestri si muoverebbero a causa dell’attrazione di Luna, Marte e Sole

Scritto da Leonardo Debbia il 07.03.2022

Finora dagli scienziati è stato sempre affermato che il movimento delle placche che costituiscono la superficie del nostro pianeta sarebbe da attribuirsi alle correnti convettive del mantello terrestre.

Ora, una geofisica della Washington University di St Louis, Missouri, la dottoressa Anne M. Hofmeister propone che gli spostamenti di masse all’interno del mantello terrestre dipendano da forze e momenti ‘squilibrati’ nel sistema Terra-Luna-Sole.

Questa ipotesi prescinderebbe quindi dalla convezione all’interno del mantello caldo.

La convezione infatti, secondo la Hofmeister, comporta un movimento di fluidi riscaldati che lei il suo team ritengono non potersi verificare in rocce tanto solide, sostenendo pertanto che la forza gravitazionale (meccanica) e non il calore sarebbe l”unica a poter spostare masse di grandi dimensioni.

I risultati della ricerca sono pubblicati dalla Geological Society of America, come parte di una raccolta di testi dedicata al geologo Warren B. Hamilton.

Il funzionamento interno della macchina Terra è comunemente modellato come dissipatore del calore generato dalla radioattività interna e dall’ energia residua delle collisioni avvenute durante la formazione del pianeta.

Ma anche i sostenitori della convezione nel mantello riconoscono che quella quantità di energia termica non sia sufficiente per produrre una rottura tettonica su scala globale, come è stata fin qui rappresentata.

Quindi, secondo questa nuova ipotesi, le placche terrestri potrebbero spostarsi solo perchè il Sole esercita un’attrazione gravitazionale che tanto forte è stata espressa sulla Luna da produrre l’allungamento della sua orbita attorno alla Terra.

Secondo Hofmeister, nel corso del tempo la posizione del baricentro – il centro di massa tra i

corpi orbitanti della Terra e della Luna – si è avvicinato alla superficie terrestre e ora oscilla di 600 chilometri al mese rispetto al geocentro. Questo insieme di forze crea stress interni mentre la Terra continua a ruotare.

Poichè il baricentro oscillante si trova a circa 4600 chilometri dal geocentro, l’accelerazione orbitale tangenziale della Terra e l’attrazione solare risultano sbilanciate, tranne che nel punto del baricentro”, sostiene Hofmeister. “Gli strati interni caldi, spessi e compatti del pianeta possono resistere a questi stress; ma la litosfera, sottile, fredda e fragile, risponde fratturandosi”.

La rotazione quotidiana poi appiattisce la Terra, influendo sulla sua forma sferica e contribuisce al cedimento della fragile litosfera.

Queste due sollecitazioni, indipendentemente, danno luogo al mosaico di placche evidenziate nel guscio esterno.

La varietà dei movimenti delle placche, poi, è causata dai cambiamenti di dimensione e direzione delle forze gravitazionali che, nel tempo, vengono sbilanciate.

Come provare questa ipotesi?

Un test potrebbe consistere in un esame dettagliato della tettonica di Plutone, che è un corpo celeste troppo piccolo e freddo per avere una convezione interna, a fronte di una luna gigante e una superficie sorprendentemente giovane”, suggerisce Hofmeister.

Lo studio include un confronto con pianeti rocciosi, da cui si può evincere che la presenza e la longevità del vulcanismo e della tettonica dipendono da vai parametri: particolare combinazione di dimensioni delle rispettive lune, orientamento delle orbite lunari, distanza dal Sole, velocità di rotazione e raffreddamento dei corpi rocciosi.

Si ritiene che la Terra sia l’unico pianeta roccioso con tutti i requisiti necessari per avere una tettonica delle placche”, osserva Hofmeister. “La nostra Luna, straordinariamente grande, e la particolare distanza dal Sole sono due fattori essenziali per questo risultato”, conclude l’astrofisica.

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