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Diamanti residui di un pianeta perduto

Scritto da Leonardo Debbia il 30.04.2018

Utilizzando la microscopia elettronica a trasmissione, gli scienziati dell’ Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL) hanno esaminato una porzione di un meteorite contenente grandi diamanti formatisi ad alta pressione.

Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati su Nature Communications, dimostra che il corpo da cui proveniva il meteorite era un ’embrione planetario’ di dimensioni intermedie tra i pianeti Mercurio e Marte.

Alcuni frammenti dell'asteroide TC3-2008, meteoriti appartenenti al raro gruppo delle ureiliti

Alcuni frammenti dell’asteroide TC3-2008, meteoriti appartenenti al raro gruppo delle ureiliti

Il 7 ottobre 2008 un asteroide è entrato nell’atmosfera terrestre ed è esploso a 37 chilometri di altezza, sopra il deserto della Nubia, in Sudan. L’asteroide era stato chiamato TC3-2008 e aveva poco più di 4 metri di diametro.

Quando esplose nell’atmosfera, i frammenti si sparsero su un’ampia superficie del deserto.

Pur tuttavia, di questi frammenti ne vennero raccolti una cinquantina, di dimensioni comprese tra 1 e 10 cm, per una massa totale di 4,5 chilogrammi.

Nel corso del tempo fu provveduto a raccoglierne pazientemente altri e a catalogarli per lo studio in una raccolta denomimata ‘Almahata Sitta’ (Stazione Sei, in arabo), che riprendeva il nome da una vicina stazione ferroviaria tra Wadi Halfa e Khartoum.

I meteoriti di Almahata Sitta sono per lo più ureiliti, un raro tipo di meteorite sassoso che spesso contiene grappoli di diamanti di dimensioni nanometriche.

Si pensa che questi piccoli diamanti possano formarsi, sostanzialmente, in tre modi: 1) da enormi pressioni dovute a collisioni ad alta energia tra il corpo meteoritico e altri oggetti spaziali; 2) deposizione per vaporizzazione chimica; 3) pressione statica normale all’interno del corpo generatore, come accade per la maggior parte dei diamanti terrestri.

La domanda, rimasta finora senza risposta, riguarda il corpo celeste di l’origine delle ureiliti TC3 del 2008.

Ora, gli scienziati del laboratorio di Philippe Gillet, vice-direttore dell’EPFL, in collaborazione con colleghi in Francia e in Germania, hanno studiato diamanti di grandi dimensioni (100 micron di diametro) osservati in alcuni dei meteoriti di Almahata Sitta e hanno scoperto che l’asteroide ‘padre’ proveniva da un ’embrione’ planetario le cui dimensioni – come detto sopra – sono da stimarsi tra quelle di Mercurio e di Marte.

 

Molti modelli di formazione planetaria ci dicono che questi embrioni planetari esistevano nei primi milioni di anni del nostro sistema solare e lo studio di Losanna offre prove convincenti di questa formazione.

Molti embrioni planetari erano corpi celesti di dimensioni paragonabili a quelle di Marte, come quello che entrò in collisione con la Terra per dare origine alla Luna.

Altri, contribuirono a formare pianeti più grandi o entrarono in collisione con il Sole o furono espulsi definitivamente dal sistema solare.

Secondo gli autori, “questo studio fornisce prove convincenti che il corpo celeste da cui derivarono le ureiliti era un pianeta di queste dimensioni, andato perduto prima di essere distrutto da collisioni circa 4,5 miliardi di anni fa”.

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