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Forse un tempo ci fu vita su Marte: ma solo sotto la superficie

Scritto da Leonardo Debbia il 13.02.2018

E’ ormai da molto tempo che il pianeta Marte è oggetto di interesse – non solo per il mondo della scienza, ma anche per il grande pubblico – circa l’eventualità che, in passato, possa aver ospitato qualche forma di vita, diversa da quella terrestre ma che magari potrebbe aver lasciato tracce della sua presenza, dal momento che la superficie del pianeta rivela numerose caratteristiche a noi familiari, come i canali in secca dei corsi d’acqua e il fondo di laghi prosciugati; tracce che fanno pensare ad un ambiente caldo e umido; un ambiente molto simile a quello terrestre.

Di recente, però, Joseph Michalski, scienziato del Dipartimento di Scienze della Terra & del Laboratorio per la Ricerca spaziale dell’Università di Hong Kong (HKU) ed il suo team hanno pubblicato alcuni articoli molto scettici riguardo l’evoluzione di forme di vita sulla superficie di Marte.

Gli articoli in proposito sono stati pubblicati sulle riviste Nature Geoscience del dicembre scorso e Nature Astronomy di questo mese.

Immagine colorata artificialmente, ripresa da uno strumento a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter della NASA, che mostra l'estrema variabilità di rocce del sottosuolo marziano, riportate alla luce da un impatto meteoritico. La dimensione reale è di 1 chilometro. L'esame di queste rocce potrebbe chiarire meglio la possibilità di remote forme di vita. (crediti: NASA / JPL / Università dell'Arizona)

Immagine colorata artificialmente, ripresa da uno strumento a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter della NASA, che mostra l’estrema variabilità di rocce del sottosuolo marziano, riportate alla luce da un impatto meteoritico. La dimensione reale è di 1 chilometro. L’esame di queste rocce potrebbe chiarire meglio la possibilità di remote forme di vita. (crediti: NASA / JPL / Università dell’Arizona)

Negli ultimi 2 miliardi e mezzo di anni, la vita sulla Terra ha prosperato grazie soprattutto all’evoluzione della fotosintesi, processo che necessita della luce solare.

La possibilità della vita sulla superficie del nostro pianeta è attribuibile, però, ad un insieme di fattori, ognuno non meno importante degli altri: la luce solare, le acque superficiali, le condizioni climatiche generalmente moderate e la protezione offerta dal nostro campo magnetico.

Ora, il pianeta Marte – secondo il team di Michalski – non avrebbe mai sperimentato questo insieme di condizioni sulla sua superficie e quindi non avrebbe potuto avere alcuna possibilità di ospitare la vita, perlomeno nelle forme che conosciamo sulla Terra.

Michalski ed il suo team hanno dimostrato che il clima di Marte è stato con ogni probabilità estremamente freddo e asciutto per la maggior parte della sua storia.

I ricercatori sostengono altresì che le tracce di caratteristiche da porre in relazione con l’acqua su Marte, ossia le diffuse alterazioni fisico-chimiche dei suoli marziani, avrebbero potuto benissimo formarsi anche a seguito di escursioni climatiche relativamente brevi dal punto di vista geologico.

In altri termini, Marte è stato freddo e asciutto per tutta la sua storia, ma potrebbe darsi che sulla sua superficie sia stata presente anche l’acqua, sebbene limitatamente a brevi episodi di cambiamenti climatici.

A fronte di queste considerazioni, tuttavia, le speranze di trovare tracce di vita su Marte non si sono perse del tutto.

Infatti, in un articolo più recente, Michalski e altri scienziati sottolineano che se le prospettive di individuare tracce di vita sulla superficie di Marte sono senza dubbio alquanto scarse, esistono tuttavia promettenti possibilità di una vita al di sotto della superficie del pianeta.

La vita sulla Terra, con ogni probabilità, è iniziata ad opera di sistemi idrotermali; in ambienti, cioè, in cui l’acqua a temperatura elevata reagiva con le rocce con cui veniva a contatto.

Esistono molte prove in più luoghi di Marte in cui sono state rinvenute tracce di ambienti idrotermali, dove la vita avrebbe potuto aver origine come è avvenuto in ambienti simili sulla Terra.

Seguendo questa impostazione, i ricercatori sostengono quindi che, per capire se la vita possa aver lasciato tracce su Marte, dovrebbero essere abbandonate le indagini sugli ambienti superficiali del pianeta e ci si dovrebbe focalizzare invece sull’esplorazione delle antiche tracce dei depositi idrotermali.

Michalski ed il suo team esplorano Marte usando il telerilevamento e la spettroscopia a raggi infrarossi, i cui dati, raccolti dalle sonde spaziali, consentono l’analisi dei minerali presenti e la ricostruzione dei processi geologici e geochimici coinvolti nella genesi degli antichi sistemi idrotermali.

Questo tipo di indagine si svolge con misurazioni di laboratorio che forniscono la base mineralogica necessaria per interpretare i dati spettroscopici provenienti da Marte.

“E’ stimolante questa ricerca di vita ‘antica’ e della sua possibile evoluzione non solo sulla Terra, ma anche su altri pianeti del nostro sistema solare e di tutti gli altri pianeti della ‘zona abitabile’ (dove l’acqua liquida può esistere sulla superficie)”, commenta il professor Quentin Parker, direttore del Laboratorio per la Ricerca spaziale dell’ HKU. “Il ritrovamento di batteri a due miglia di profondità in una miniera d’oro in Sud Africa un decennio fa depone a favore della tesi proposta dal prof. Michalski”.

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