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Scienziati NASA scoprono su Marte un minerale ‘inaspettato’

Scritto da Leonardo Debbia il 26.06.2016

Marte non finisce di stupirci, giustificando i nostri approcci più recenti con i programmi varati per conoscere sempre più la sua natura e la sua storia evolutiva, attraverso analisi chimiche eseguite ‘sul posto’ dai nostri laboratori robotizzati e il confronto con i materiali e i fenomeni della nostra Terra.

Ed è infatti recentissima la notizia che gli scienziati della NASA hanno scoperto un minerale del tutto inaspettato in un campione di roccia proveniente dal cratere Gale; una scoperta che rimette in discussione la comprensione dei meccanismi evolutivi del pianeta.

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Autoscatto del rover della NASA mentre è in azione all’interno del cratere Gale, su Marte (credit: NASA / JPL-Caltech / MSSS)

Dallo sbarco dell’agosto 2012 su Marte, Curiosity, il rover del Mars Science Laboratory della NASA, ha esplorato minuziosamente le rocce sedimentarie all’interno del cratere Gale.

Nel luglio 2015, dopo1060 giorni marziani dal momento dell’atterraggio, il rover ha raccolto campioni da una roccia del cratere in un’area chiamata ‘Bucksin’.

Dopo una attenta analisi dei dati, utilizzando uno strumento di diffrazione a raggi X che è a bordo della navicella, sono state rilevate quantità significative di un minerale della silice chiamato tridimite.

La scoperta è stata una vera sorpresa per gli scienziati, che tutto si aspettavano meno ‘quel’ tipo di minerale. Già, perché la tridimite – almeno, per quanto riguarda la Terra – è ben nota per essere associata a vulcanismo silicico, che non ci si aspettava fosse mai stato presente sul pianeta nostro vicino.

La storia del vulcanesimo marziano dovrà quindi probabilmente essere riveduta, tenendo conto che forse un tempo su Marte erano attivi vulcani esplosivi, quelli che hanno evidentemente generato la tridimite.

Condurre lo studio in proposito è stato compito degli scienziati della Astromaterials Research and Exploration Science Division (o Divisione ARES) del Johnson Space Center della NASA, a Houston.

I risultati della ricerca sono stati quindi pubblicati su Proceedings of the National Academy of Sciences.

“Sulla Terra, la tridimite si forma a temperature elevate durante un processo esplosivo definito vulcanismo silicico”, conferma Richard Morris, scienziato planetario della NASA a Johnson e autore principale dello studio. “Il Mount St. Helens, vulcano attivo nello Stato di Washington, e il vulcano Satsuma-Iwojima, in Giappone, sono esempi ben chiari di questo tipo di vulcanismo.

La combinazione dell’alto contenuto in silice del magma e le temperature estremamente elevate in questi vulcani origina la tridimite”.

“Quanto al rinvenimento di questo minerale su Marte” – continua lo studioso – “si potrebbe ipotizzare che la tridimite sia stata inglobata nel fango indurito del ‘Lago di Gale’ a Bucksin come sedimento proveniente dall’erosione di rocce vulcaniche ricche in silicio”.

L’articolo pubblicato sprona gli studiosi del settore a rivedere le modalità di formazione del minerale.

Gli autori hanno infatti esaminato eventuali prove terrestri che la tridimite possa formarsi a basse temperature da processi ‘geologicamente ragionevoli’ che non implichino forzatamente il vulcanismo silicico. Purtroppo, però, non si è trovata alcuna spiegazione che aggiri il problema delle temperature elevate, senza le quali non si ottiene questo minerale.

Gli scienziati dovranno quindi cercare altri modi di formazione della tridimite a più basse temperature.

“Personalmente, dico sempre ai colleghi scienziati planetari di aspettarsi l’inaspettato, quando si parla di Marte”, ironizza Doug Ming, capo-ricercatore ARES e co-autore del documento.

“La scoperta della tridimite era completamente inaspettata e ora pone seri interrogativi riguardo la storia di Marte. Durante la sua evoluzione primordiale, il ‘Pianeta rosso’ ha sperimentato forse una storia vulcanica molto più violenta ed esplosiva di quanto si sia pensato finora”.

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