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Skorpiovenator, un cacciatore del Sud

Scritto da Andrea Maraldi il 31.03.2015

Quando parliamo di dinosauri carnivori, spesso ci concentriamo solo su quelli presenti nell’Emisfero Settentrionale… e non senza motivo: i “mostri” più spettacolari come Tirannosauri, Spinosauri, “Raptor” e via dicendo sono tutti vissuti al di sopra dell’equatore per la maggior parte, ma il dominio dei dinosauri sul pianeta è stato globale, e questo vale naturalmente anche per quelli predatori. Il carnivoro che vedremo oggi, lo Scorpiovenator, ad esempio proviene dall’Argentina, località poco conosciuta dagli appassionati “casuali” di dinosauri e paleontologia, ma che negli ultimi anni è stata il teatro di un gran numero di scoperte importanti e persino spettacolari.

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Lo Scorpiovenator, nome che significa “cacciatore degli scorpioni”, deve il suo nome al sito di scavo in cui abbiamo trovato il primo e, per ora, unico scheletro in buono stato di questo animale, che era particolarmente ricco anche di resti di invertebrati ed aracnidi, ma la sua dieta non era certo composta da piccoli animali con molte zampe: faceva parte della famiglia degli Abelisauridi, cacciatori del corpo tozzo e dal muso corto, che sono stati i predatori più diffusi nell’emisfero Sud del globo dalla fine del Giurassico fino all’Estinzione K-T, e discendenti dall’antica famiglia dei Ceratosauri.

Il più famoso membro del gruppo degli Abelisauridi è certamente il Carnotauro, e lo Scorpiovenator aveva alcune caratteristiche in comune con tale specie: erano dotati di zampe posteriori lunghe e muscolose, cosa che probabilmente ci dice che pur essendo troppo grossi per essere grandi corridori erano perlomeno dotati di una notevole resistenza e potevano seguire le loro prede anche per molte ore, il tronco come già detto era piuttosto tozzo, ossia corto, ma robusto.

Le due caratteristiche più peculiari degli Abelisauridi si trovavano però nella parte anteriore del corpo: come i Tirannosauri questi animali erano delle bocche vaganti, e puntavano tutto sulla potenza del morso e della muscolatura del collo, mentre le loro zampe anteriori nel corso delle generazione si erano atrofizzate fino a scomparire quasi del tutto, anzi tale processo di atrofia in proporzione alle dimensioni del corpo era più avanzato in animali come lo Scorpiovenator, che nel T-Rex o nei suoi parenti più prossimi.

La testa infine, era corta ed arrotondata, con forme che conferivano un’aria quasi da bulldog agli Abelisauridi, ma mentre nei rappresentanti più grossi del gruppo, come Abelisauro e Majungasauro, la bocca ed i muscoli associati al morso erano comunque ben sviluppati, nello Scorpiovenator erano relativamente deboli, cosa che ci dice che era probabilmente un predatore di “serie B”, impressione poi confermata studiando le altre specie vissute nella stessa epoca e nello stesso territorio.

Scorpiovenator è vissuto in un’area in cui sono stati trovati fossili e nidi di erbivori giganti, quali l’Argentinosauro, e predatori di dimensioni molto maggiori delle sue quali Mapusauro (parliamo di 8-9 metri di lunghezza per Scorpiovenator, e 13-15 per Mapusauro) ed essendo quindi una bestia di taglia considerevole, ma ben lontano dal potersi ergere al di sopra del resto degli animali che popolavano l’Argentina al suo tempo (circa un centinaio di milioni di anni fa) è possibile che ricoprisse un ruolo nella catena alimentare paragonabile a quello del leopardo: un carnivoro attivo ed adattabile, che però si ritrovava costretto a vivere all’ombra di pretatori più grossi.

E’ possibile che vivesse stabilmente in uno stesso territorio, anziché migrare assieme ai grandi branchi di dinosauri erbivori, ma sicuramente quando animali come l’Argentinosauro facevano ritorno nella bella stagione per nidificare, uova, piccoli ed esemplari malati o vecchi dovevano essere una parte fondamentale della dieta dell Scorpiovenator, che magari si riuniva anche in “bande” temporanee per migliorare le chance di procacciarsi un pasto grazie alla forza del numero, come fanno i coccodrilli o i varani.

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