Wangari Maathai. Foto: Martin Rowe
Prima di tutto non si sa chi sia. Poi è nera. Poi è addirittura donna. Infine è africana. Ultima tra gli ultimi, chi mai se la ricorda? Io no! È dovuta morire (il 26 settembre) perché io ricordassi chi mai fosse. Se il Nobel per la pace lo danno a Obama o ad Arafat me lo ricordo, ma a questa donna no!
Lei è Wangari Maathai, chiamata la “madre degli alberi”. Ha molti primati: prima donna keniota a insegnare all’università, prima donna africana a ottenere il Premio Nobel per la pace, nel 2004. E’ morta a 71 anni, vinta da un tumore, lei che aveva passato nella sua vita molti disagi e dolori e giorni in carcere e pestaggi. Una donna eccezionale, aveva capito alcune cose fondamentali che ancora oggi pochissimi hanno recepito.
Lei dal carcere è passata al palazzo del governo, in quanto vice ministro dell’ambiente. Ce l’ha fatta a imporre almeno in parte la sua visione della vita. Gli alberi che ha piantato, oltre 40 milioni, sono i suoi testimoni. Che li protegga da dove ora si trovi, perché strappare ciò che è stato piantato è azione rapida e facile, ne sappiamo qualcosa in Italia.
Concludo con le sue parole, una frase che mi ha incantata: “Negli anni ho imparato che bisogna avere pazienza, persistenza, impegno. Quando piantiamo gli alberi, a volte ci dicono: “Questo non voglio piantarlo, perché impiega troppo tempo a crescere”. Allora devo ricordare loro che gli alberi che stanno tagliando oggi non sono stati messi lì da loro, ma dai loro antenati. Perciò devono piantare alberi che saranno di beneficio per le comunità del futuro. Li porto a pensare che come un arboscello, con il sole, un buon suolo e pioggia abbondante, le radici del nostro futuro sprofonderanno nella terra e un manto di speranza raggiungerà il cielo.”
viviamo in un mondo dove diamo premi per la pace a Obama che nulla aveva fatto e nulla farà per la pace, ad Arafat noto terrorista che fino in punto di morte si è tenuto la pistona attaccata alla cintura e a una donna che pensa al futuro di chi verrà dopo di lei. In mezzo a tanti esempi estremamente negativi, l’avere una idea normale risulta essere una idea da nobel.
Claudio