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Idrocefalo: la soluzione arriva da un sensore impiantato nel cervello

Scritto da Elisa Corbi il 22.01.2014

L’idrocefalo è una condizione in cui in alcune zone del cervello si accumula troppo acqua. Può causare incontinenza urinaria, difficoltà a camminare e declino cognitivo confondendosi a volte con Parkinson o dell’Alzheimer.

Alcuni scienziati hanno inventato un nuovo dispositivo che potrebbe aiutare a gestire il problema senza che l’acqua in eccesso arrechi danni al cervello. Si chiama sistema shunt ed è un dispositivo che i medici impiantano nel paziente. Il sistema è in grado di misurare la pressione dell’acqua nel cervello e quando è in eccessiva, con la gestione di una valvola, trasportare l’acqua in un’altra zona del corpo. In rari casi si può verificare invece un eccessivo drenaggio. Fino ad ora, i medici potevano solo rilevare e verificare il drenaggio attraverso un computer e una risonanza magnetica tomografica.

Crediti: © Patrick J. Lynch / Fraunhofer IMS

Crediti: © Patrick J. Lynch / Fraunhofer IMS

Ora con questo nuovo tipo di sensore, le cose sono diverse. Infatti impiantandolo nel cervello del paziente, i medici potrebbero misurare la pressione del cervello utilizzando un misuratore portatile: in pochi secondi, in qualsiasi momento e senza indagini complesse. Questi sensori sono stati progettati dai ricercatori del Fraunhofer Institute for Microelectronic Circuits and Systems IMS di Duisburg, collaborando con Christoph Miethke GmbH e Aesculap AG.

Se il paziente ha dei disturbi il medico deve semplicemente posizionare il misuratore portatile all’esterno, sulla testa del paziente. Il dispositivo invia onde radio magnetiche e alimenta il sensore nella shunt così la temperatura e la pressione del fluido cerebrale vengono trasmessi al dispositivo palmare. “Il sensore è un innesto attivo, che può effettuare delle misurazioni, contrariamente ad uno stent o ad un impianto dentale, dice Michael Görtz, responsabile della tecnologia dei sensori a pressione presso IMS.

I ricercatori hanno dovuto garantire che l’organismo non attaccasse l’impianto, cioè che questo fosse biocompatibile. La risposta di difesa del corpo infatti potrebbe anche diluire il silicio dell’elettronica nel corso del tempo”, spiega Görtz. Per questo l’impianto è rivestito da un involucro di metallo sottile che deve essere molto più sottile di un millimetro.

Il sensore è pronto per la produzione in serie, ed è stato approvato da Miethke. La società ha già avviato il lancio sul mercato del sistema. “In pochi anni, il sensore potrebbe quindi registrare non solo la pressione cerebrale e sviluppare una diagnosi sulla base di quest, ma anche regolare correttamente la pressione in modo indipendente e quindi fungere da terapia”, conclude Görtz.

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